Naja alpina nella Brigata Taurinense - 12° scaglione 1978 - Una storia vera
12 Dicembre 1978 - Primo giorno di Naja
Sono ormai trascorsi molti, molti anni, da quando uno spaurito ragazzino di provincia iniziava la sua avventura di najone. Talmente intimorito che la madre decise di accompagnarlo alla stazione per prendere il locale delle 05:28 che lo avrebbe portato a Torino Porta Nuova. Da li, con un diretto, sarebbe arrivato a Cuneo alle 07:57. Quel neo-najone, l'avrete capito, ero io. E avrete anche capito che non volevo arrivare in ritardo...
Alla stazione mi "accolsero" due burberi caporali istruttori che senza alcuna spiegazione mi fecero salire sul cassone di un, per me fino allora sconosciuto, autocarro CM52 telonato. Eravamo in quattro. I primi ad arrivare con il treno.
Perciò alla Caserma Ignazio Vian di San Rocco di Castagnaretta, sede del Centro Addestramento reclute della Brigata Taurinense, fummo logicamente arruolati nella 1° squadra del 1° plotone. Compagnia 103. La Pesante.
Scoprii subito che in una caserma di reclute tutto viene svolto di corsa: di corsa in piazza d'armi per la presentazione dei nostri superiori, di corsa da "Chocis" (tutti i barbieri militari avevano questo minaccioso soprannome...), di corsa in magazzino materiali per ricevere il "cubo" (materasso, lenzuola, coperta e cuscino), di corsa, con il cubo sulle spalle, in camerata a prepararlo per la prima volta, di corsa in magazzino indumenti per ricevere il "corredo", di corsa nuovamente in camerata per indossare la sconosciuta e un po' buffa (per via dei pantaloni alla zuava) divisa da fatica, e, finalmente, di corsa alla mensa truppa per ingollare un pasto freddo e anonimo che però ci sembrò luculliano per via della fame che, intanto, ci aveva assalito.
Nel pomeriggio imparammo le regole e i comportamenti basilari della vita militare. Con vivo piacere mi resi conto che l'essere stato tra i primissimi ad arrivare mi aveva messo in una condizione di vantaggio verso i miei futuri commilitoni che continuarono a sciamare per tutta la giornata e la prima parte della notte.
La mattina dopo, infatti, perfettamente sbarbato, con il cubo già fatto, una sostanziosa colazione nello stomaco, rimiravo con supponenza gli ultimi arrivati, stravolti dalla fatica e dalla mancanza di sonno, che nella tarda serata e addirittura nella notte avevano dovuto sottostare a tutti gli impegni da me svolti nell'arco della giornata precedente.
Iniziò così il migliore anno della mia vita.
Indossai la divisa da adolescente e quando, dopo un anno la tolsi, ero un uomo fatto e consapevole. Delle mie capacità e dei miei difetti.
Passeranno, Dio volendo, altri anni. Ma il ricordo di quei 12 mesi rimarrà, com'è rimasto finora, indelebile.
Domenico
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Come segnalato nel video, per motivi di riservatezza, ci siamo astenuti dal pubblicare nomi e/o cognomi delle persone raffigurate. Questi dati sono comunque presenti nel nostro archivio. Uno degli obiettivi di questo video, forse il più importante, è quello di riavvicinare chi, insieme a me, è stato protagonista di quel fantastico periodo. La stima e l'amicizia che ci lega, malgrado la lontananza geografica e soprattutto temporale, non può e non deve indebolirsi. Io sono qui. Invecchiato, acciaccato, ingrassato. Nessuno, però, pensi che il mio carattere, il mio modo di pensare e di intendere la vita, sia mutato. La gioia più grande è quella di ritrovare il mio sguardo sognante della giovinezza (ce l'ho ancora, ma le cicatrici della vita lo nascondono un po'...) nel volto amato di Elena Vittoria.
Quindi forza, facciamo girare questo video per permettere a più amici possibile di conoscere la straordinaria bellezza di quei mesi che ci hanno trasformati da acerbi ragazzini in adulti consapevoli e preparati. Attendiamo con auspicio i vostri commenti, i vostri ricordi, le vostre precisazioni, sia qui sotto che al nostro indirizzo di posta elettronica casavittoria@virgilio.it
Buon divertimento a Tutti
Domenico
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