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Le Aritmie Ventricolari sono la forma di aritmie più pericolose perchè possono portare ad un arresto cardiaco e richiedono un intervento tempestivo per non mettere a rischio la vita del paziente. Ne parliamo con il Dott. Corrado Carbucicchio, Responsabile dell'Unità di Terapia Intensiva ventricolare (VIC - Ventricular Intensive Care) del Centro Cardiologico Monzino di Milano che ci ha spiegato che le aritmie ventricolari sono nella maggior parte dei casi dovute a cardiopatie strutturali (cardiopatie dilatative, ischemiche...) e in caso di crisi severe solo l'utilizzo del defibrillatore può evitare conseguenze anche gravi. Ma oggi l'impianto di un cardioverter può evitare queste crisi perchè la defibrillazione automatica del cardioverter impedisce l'arresto, e nei modelli di ultima generazione è presente anche un terzo catetere per la resincronizzazione dei ventricoli. Nei casi di aritmie recidivanti però si può ricorrere ad un trattamento che non sia solo palliativo ( e che comporta dolore ad ogni scarica elettrica e rischio di scompenso del cuore nel tempo) si può ricorrere all'ablazione transcatetere per minimizzare la quota di aritmie ventricolari, tecnica considerata gold standard per i pazienti critici. La tecnica oggi prevede una diagnostica sofisticata (una mappa elettromagnetica che in corso di aritmia segnala il punto esatto dove intervenire abbinato ad una imaging sofisticata - una sonda eco nel cuore con verifica RMN) che consente interventi molto più precisi, anche grazie ad un approccio epicardico per raggiungere il cuore in profondità grazie a cateteri non attraverso vene ed arterie ma dalla superficie esterna del cuore. Per i pazienti più fragili è poi possibile utilizzare i sistemi di assistenza cardiorespiratoria (ECMO) che rendono l'intervento ancora più sicuro.