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BARANZATE "CHIESA DI VETRO": Nostra Signora della Misericordia (arch. Mangiarotti Morassutti Favini)

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paoloslavazza

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3 ай бұрын

La chiesa è ascrivibile ai migliori esiti del dibattito sull’architettura sacra e la liturgia promosso dal cardinal Montini nel 1955. L’aula di 14 per 28 metri è elevata su un podio erboso a due metri dal piano di campagna ed è circondata da un muro perimetrale in calcestruzzo e ciottoli di fiume, lungo il quale sono incastonate le stazioni della via crucis realizzate da Gino Cosentino. Una cappella iemale e la sagrestia, completamente ipogee, sono allogati nel podio, accanto al fonte battesimale. Nella distribuzione degli spazi liturgici, dei percorsi e nella scelta dei materiali parrebbero ricorrere suggestioni mutuate tanto dalla tipologia delle chiese romaniche, degli oratori di campagna secenteschi e dall’immagine del tempio-tenda delle scritture, quanto dall’architettura tradizionale giapponese e dall’opera di artisti contemporanei quali Frank Lloyd Wright. Affiancato all’ampia rampa a gradoni inclinati, che guida il deflusso dei fedeli, l’accesso principale è collocato ai piedi di una rampa minore, digradante dal sagrato alla soglia vetrata del podio seminterrato. All’interno, dall’oscurità dell’andito la scala ascende all’aula, una bianca teca di vetro pervasa di luce diffusa. L’involucro verticale è sostenuto da sottili profili in acciaio che incorniciano pannelli sandwich di 90 per 270 centimetri. Realizzati in origine con una doppia lastra di vetro rigato, separata da un fragile foglio di polistirolo espanso, furono sostituiti da fogli di polietene bianco, accoppiati con lastre in policarbonato alveolare e vetro industriale armato. Separate dal pavimento e dalla copertura mediante una fascia orizzontale di vetro trasparente, le pareti biancastre fluttuano tra il piano del pavimento e le travi della copertura, mentre all’esterno trascolorano dall’abbagliante riflesso della luce solare a una opalescente trasparenza notturna.
La continuità dell’involucro è garantita dall’arretramento delle quattro colonne in cemento armato martellinato, che sorreggono due travi principali gettate in opera e sei travi secondarie longitudinali in cemento armato precompresso. Queste ultime sono composte da conci di cemento armato con sezione a X reversibile, prefabbricati e assemblati in opera con cavi di precompressione e cunei secondo il procedimento brevettato da Aldo Favini. La struttura si completa con copponi prefabbricati nervati, che disegnano sull’intradosso della copertura una teoria di lacunari romboidali. Al presbiterio in pietra, coronato da un altare in marmo di Levanto, si contrappone il coro in legno, retto da una esile struttura metallica agganciata ai pilastri. L’arredo originario comprende le panche per i fedeli, gli scranni per gli officianti, gli arredi fissi e gli armadi della sacrestia. Nel 1984 Morassutti eleva il campanile: un aereo traliccio composto da cinque telai parallelepipedi in acciaio Cor-ten sovrapposti, all’interno dei quali si dipana la spirale in alluminio naturale della scala di accesso alla cella campanaria. Il restauro, in corso, è stato affidato dalla parrocchia a un gruppo di progettazione che lo stesso Bruno Morassutti aveva di nuovo radunato attorno agli autori.
La chiesa di Nostra Signora della Misericordia, più conosciuta come la Chiesa di Vetro, è una chiesa parrocchiale che si trova a Baranzate, nella città metropolitana di Milano. Costruita dal 1956 al 1957 su progetto di Mangiarotti, Morassutti e Favini, è uno degli esempi più importanti di architettura ecclesiale moderna nella diocesi ambrosiana, e in assoluto quella che meglio ne interpreta lo spirito di rinnovamento radicale dell'epoca. La chiesa, finanziata da donazioni private, venne costruita dal 1956 al 1957 ; fu progettata dagli architetti Angelo Mangiarotti e Bruno Morassutti, coadiuvati per la parte strutturale dall'ingegnere Aldo Favini. La nuova chiesa venne eretta in parrocchia con decreto del 12 luglio 1958 dell'arcivescovo cardinale Montini; essa venne consacrata il successivo 7 novembre dallo stesso Montini, che nel suo discorso le attribuì il significato simbolico di rappresentazione della luce divina, tacitando così le perplessità degli ambienti curiali che ne criticavano l'aspetto eccessivamente moderno e privo di richiami alla tradizione. Nonostante gli architetti avessero progettato la chiesa pensando ad una sua replicabilità seriale in altri quartieri dell'area milanese[8], ciò non avvenne mai, anche a causa del precoce e rapido degrado da cui l'edificio fu affetto: i materiali innovativi si dimostrarono poco durevoli, e il clima dell'ambiente interno risultò poco gradevole, tanto da suggerire la sostituzione dei pannelli isolanti in polistirolo espanso con altri in politene bianco. Nel 1979 la chiesa fu oggetto dell'esplosione di un ordigno incendiario che causò gravi danni; venne riaperta al culto l'anno successivo, restando però in stato di grave degrado. Nel 1984-85 venne costruito il campanile, progettato da Morassutti Favini e Piper.

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