Generali che vanno, Generali che vengono. Riti scanditi dal fluire dal tempo che si ripetono da sempre, dappertutto, mantenendo intatta quella sorta di aura mistica e romantica che accompagna chiunque indossi una divisa, perché nulla più della divisa di un soldato avvicina l’uomo al suo immaginifico ideale, al di là e al di sopra di ogni retorica e di ogni mistificazione.
Non tutti i generali, ancorché degni, pervasi da grandi ideali e insigniti di meritate riconoscenze, entreranno nei libri di storia e questo è senz’altro un bene: vuol dire che durante il loro mandato la pace ha avuto il sopravvento sulla guerra e loro sono senz’altro i primi a compiacersene.
In pace e in guerra, però, nella Storia entrano di diritto coloro che, indossando una divisa, prima ancora che con il proprio nome e grado possano fregiarsi del titolo di “Bersagliere”. “Imitati forse, uguagliati mai” sono le quattro magiche parole che accompagnano - devono accompagnare - tutti i soldati che abbiano avuto l’onore di servire la Patria in quel glorioso Corpo, che non ha eguali al mondo, come fu sancito sulle sabbie infuocate dell’Africa da quel famoso comandante che risponde al nome di Erwin Rommel, quando, estasiato e non senza un pizzico di invidia, esclamò: “ I soldati tedeschi hanno stupito il mondo; i Bersaglieri hanno stupito il soldato tedesco”.