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Dal DISASTRO Ventura a CAMPIONI D'EUROPA ||| Il TRIONFO dell'ITALIA
Saka è sul dischetto del rigore. È il quinto penalty, quello decisivo per decretare un vincitore o per andare a oltranza. Sapete tutti cosa sta per accadere. L’avete visto con i vostri occhi, avete vissuto quel momento e l’avete fatto vostro. Rimarrà indimenticabile per sempre nelle vostre vite. Lo racconterete ai vostri figli, ai vostri nipoti, alle persone che non hanno potuto provare quelle emozioni speciali, uniche. Vi ricorderete dove eravate, con chi eravate, cosa è successo subito dopo. Sono istanti che durano per sempre. Questa è solo una delle tante istantanee dalla quale potevamo partire. Perché dietro ogni singola partita, ogni singola azione ci sono storie che meritano di essere raccontate. Per interiorizzare ciò che sta per accadere bisogna capire come si è arrivati fin lì, perché non è importante sapere solo come si è conclusa la storia, ma soprattutto come si è svolto il viaggio. Bisogna capire perché è così essenziale parare quello stramaledetto rigore. Questa volta c’è qualcosa di più, non è semplicemente l'avventura della nostra Nazionale. È una storia di persone che hanno cambiato il mondo dello sport, una storia di uomini che meritavano di alzare una coppa in quello che è il tempio del calcio.
FALLIMENTO
È il 13 novembre 2017, l’Italia guidata da Giampiero Ventura scende in campo a San Siro per una sfida delicatissima. È la partita di ritorno, dello spareggio decisivo, per decidere chi andrà ai Mondiali 2018. Avversario la Svezia. I giallo-crociati arrivano a quella gara forti della vittoria per 1 a 0 in casa. La deviazione netta di De Rossi ha condannato gli azzurri, che ora si trovano con le spalle al muro. Obbligati a vincere. Quel match in Scandinavia ha messo alla luce tutte le problematiche presenti in quella rosa. Problematiche che solo poco più di un anno prima sembravano inesistenti. Ad Euro 2016 infatti la nostra Nazionale era uscita ai quarti di finale contro la Germania, arrendendosi solo ai calci di rigori tra i rimpianti. Il ct Antonio Conte era stato capace di creare un gruppo unico, pronto a lottare su ogni pallone. Era riuscito a nascondere, grazie alla grinta che riusciva a trasmettere, tutti i limiti di una rosa dal tasso tecnico non molto elevato. Le lacrime di Barzagli a fine partita facevano calare il sipario sul progetto Conte e ne aprivano uno nuovo, incerto, ancora da creare. Tavecchio dopo aver azzeccato l’ingaggio del suo primo ct decide di puntare tutto su Giampiero Ventura dichiarando “È l’uomo giusto per proseguire il lavoro”. Sessantotto anni, un’onesta carriera tra A e B e un’idea di gioco simile a quella di Antonio. Si prova a ripetere la staffetta tra i due allenatori che si era verificata a Bari con ottimi risultati. Nessuno, nemmeno il più pessimista dei tifosi può immaginare il disastro imminente. L’Italia infatti nel girone di qualificazione per i Mondiali 2018 trova la Spagna di Del Bosque, che è ovviamente la favorita per il primo posto. Poco importa se gli azzurri avevano battuto le Furie Rosse agli ottavi degli Europei, in panchina non c’è più il martello Conte. Il percorso è impervio, la squadra fatica a girare anche nelle partite facili. Il ritorno con gli iberici, che è l’unica occasione per giocarsi il pass diretto per Russia 2018, termina con un sonoro 3 a 0 per gli spagnoli e la certezza di un secondo posto che significa spareggio con la Svezia. Nell’annata trascorsa piano piano all’interno dello spogliatoio si sono insinuate tensione e insicurezza, con la paura di non andare al Mondiale che inizia a serpeggiare tra gli azzurri. Ventura ha perso completamente il controllo della squadra e tra talpe, ammutinamenti e voci di dimissioni si arriva alla sconfitta nella gara di andata contro gli svedesi. A San Siro quindi bisogna vincere, non esistono altri risultati. Lo stesso ct dichiara “Senza Mondiale sarebbe una catastrofe”. Un disastro sportivo ed economico. La partita è un'agonia. Sull’ultimo pallone, toccato da Chiellini in fuorigioco, l’arbitro fischia la fine del match. 0-0. La Svezia festeggia, il pass per la Russia è il loro. Gli italiani si disperano. Buffon intervistato a fine partita, piange affranto davanti alle telecamere. Chiede scusa ma non cerca alibi, non indica colpevoli. Prova anche a pronunciare parole di speranza, che in quel momento sembrano solo un modo di indorare la pillola: “il futuro c’è perché noi abbiamo orgoglio. Dopo delle brutte cadute troviamo il modo di rialzarci. Lascio una Nazionale di ragazzi che faranno parlare di loro”.