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Il 1978 per il nostro Paese fu un anno complesso e traumatico. Non solo per il suo avvenimento clou, che tenne il Paese sul filo dell'alta tensione per 55 giorni, il rapimento e l'omicidio di Aldo Moro, ma anche e soprattutto per la situazione sociale ed economica in cui l'Italia versava. In quell'anno la crisi economica stagnava e dava spazio solo a piccolissimi spazi di ripresa. L'inflazione viaggiava sulla nefasta onda del 18 %, la disoccupazione giovanile aveva raggiunto picchi mai visti e la condizione del lavoro subiva una brusca e repentina discesa. In quell'anno uno dei maggiori teorici dell'operaismo e della violenza autonoma, Toni Negri, parlava, infatti, di "operaio sociale": una nuova e assolutamente trasversale classe operaia nata dalla dissoluzione della fabbrica. Del resto la "classe operaia" non esisteva più: proprio in questo anno, Marco Revelli avrebbe condotto un'indagine alla Fiat sulla percezione di "classe" da parte degli operai e avrebbe concluso il suo lavoro con un emblematico titolo: "Operai senza politica". Dalle grandi e imponenti rivendicazioni ai grandi successi degli anni '60 e '70, si era ormai passati ad un'apatia politica ben sintetizzata da un emblematico ritornello: "io non sono un politicante...non mi mischio!". Il neo Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, avrebbe parlato in questo video della situazione in cui versava il Paese ma si sarebbe soffermato su una categoria sociale precisa: i giovani. E' a loro che il neo Presidente si rivolge per l'anno a venire. Pertini sa cosa sta avvenendo e cosa è avvenuto all'interno della gioventù italiana. E sa anche di rivolgersi ad una parte di gioventù che ha scelto la violenza per combattere lo Stato e ad un altra che è caduta nel limbo della droga. La dimensione tragica e nichilista - caratterizzata da un completo abbandono all'inerzia e alla completa sfiducia nel futuro - che pervade la gioventù a partire da quel 1978 spinge il Presidente della Repubblica a rivolgersi a loro: sembra quasi che il Capo dello Stato parli direttamente, faccia a faccia, con questa gioventù con una particolare attenzione alle nuove generazioni, quelle nuove ancora in formazione. Si tratta di un documento importante per il messaggio veicolato, per capire che tipo di risposta vuole e intende dare ad una violenza diventata incontrollata. Critica le forze dell'ordine, chiede che siano potenziate, che "i servizi di sicurezza" non hanno funzionato e allo stesso tempo ricorda che "anche lui" sa cosa significa combattere per la libertà. Pertini è stato infatti "il" Presidente che, più di ogni altro, e per ovvi motivi, ha posto il suo mandato sotto l'insegna della Resistenza: ne ha fatto un valore da mettere al centro del Quirinale, del suo mandato e, sebbene fosse l'antifascismo il segno distintivo di questa impostazione, dinanzi alla violenza e alla difesa della Repubblica, Pertini ha dovuto rimodulare il suo mandato sulla scia della difesa delle libertà e dell'anti-violenze: se qualche anno prima aveva ribadito che i "fascisti non avevano diritto di protestare", nell'83 sarebbe andato a casa di un giovane neofascista barbaramente ucciso da un antagonista di sinistra. Buona visione!