Ei Barba!La prossima volta a Boldrin tiragli fuori qualche cosa molto concreta così la pianta di rifugiarsi dietro i suoi tecnicismi...

Bravo Compagno Matteo, una voce fuori dal coro come sempre

salve professore, pensa di fare un video sul servizio la 7 del 30/9 (ieri sera), sulla lobby nera di fratelli d'italia... la ringrazio comunque per i bellissimi contenuti che porta qui (sono una studentessa) ❤️

grazie!

Non mi sono mai piaciute le quote rosa, forse riconosco che sono ad oggi necessarie, ma penso che fino a quando si continuerà a parlare di uomo/donna, maschio/femmina, piuttosto che di persone siamo davvero ancora troppo lontani da una società giusta, degna, in grado di garantire reali diritti a tutti. Mala tempora currunt (se sono necessarie le quote rosa). Grazie prof. per la riflessione.

Credo che sia stata una legge positiva dal punto di vista educativo, ma io non credo che sia necessario educare il popolo con le leggi, il popolo va educato con l'istruzione e la cultura in primis. Ma la parità effettiva avverrà quando si smetterà di giudicare le persone in base al genere, dunque la donna deve stare in politica non perché donna, ma perché lo merita, quindi un candidato va eletto per merito, non per genere. A mio parere, sarebbe più meritocratico se un elettore potesse scegliere liberamente un uomo e una donna, oppure due uomini, oppure due donne. Dunque professore, sono d'accordo con lei solo in parte, ma la ringrazio per aver posto questa questione.

Grazie condivido

Credo che si possa condividere entrambe le argomentazioni, forse una legge " a tempo" per conciliare realtà effettuale e diritti meritocratici si.. poteva a mio avviso prendere in considerazione. Sempre con grande stima

vedo che ha comprato il nuovo dylan dog quello con la ristampa dell alba dei morti viventi. anche io !

Ho visto il suo dibattito con Boldrin sul canale di Ivan Grieco. Devo dire che sono d'accordo con il sondaggio. Mi siete piaciuti tutti e due, seppur non condivida nè liberismo nè il comunismo/socialismo reale.

Sono quote rosa un po’ finte perché si limitano solo alle candidature per il voto di preferenza. In realtà i posti in parlamento/consiglio comunale dovrebbero essere riservati metà ad un sesso e metà all’altro. Lo stesso dicasi per i ministri e gli assessori

Io vedo invece molto favorevolmente la diarchia che bene è applicata in alcune associazioni. In posizioni di responsabilità, un potere condiviso da un uomo e una donna. Non sarebbe bello avere un primo ministro e ministra? Nessuna quota rosa per legge, nessuna competizione fra "sessi" ma una competizione nei "sessi". È mai esistita nel passato? Grazie

La meritocrazia, che cosi spesso viene tirata in campo quando si parla negativamente delle quota rosa, non ha senso se non si comprende la scarsità di spazio reale destinato davvero alle donne di poter partecipare. Inoltre solo accettando l'idea che la competenza e il suo contrario sono equamente distribuiti tra i due sessi, occorre aver chiaro che possono misurarsi ad armi pari solo se sussiste una reale possibilità di accesso alle cariche... Allora si potrà parlare di meritocrazia. Non siamo ancora a questo punto. Le quote rosa è questo che ancora oggi ci dicono. Troppo a lungo le donne sono state lontane dalla politica, e qui non entro nel merito per non appesantire la mia argomentazione. E troppo spesso i centri di potere sono stati una roccaforte inespugnabile governata dai soli uomini. La cultura nella quale siamo inseriti e ci ha nutriti la conosciamo. Non facciamo finta di non sapere. Le donne votano dal dopoguerra...c'è altro da aggiungere? Grazie sempre Saudino.

Salve professore, apprezzo la direzione data al suo discorso, e il logicissimo ribadire dell'insensatezza del distinguo "qualitativo" fra donna e uomo: tuttavia, sono fondamentalmente in disaccordo con ciò che è stato detto. Che dalla forma legislativa segua anche una sostanza, un effetto, diremmo, sul cittadino, è un' ovvietà: ma a quale forma corrisponde quale "sostanza"? A quale causa quale effetto? Se all'obbligo alla quota rosa conseguisse, come da lei detto, il reale e concreto formarsi di possibilità per le donne e per gli uomini, fintanto che essi siano capaci e meritevoli, potremmo certo essere tutti d'accordo sulla sua sensatezza. Tuttavia, trovo non sia così: cioè, l'obbligo alla quota rosa non istruisce, semmai, appunto, obbliga, tanto il cittadino quanto l'istituzione. Così, come da lei detto, chiamar donne a far parte di un dato partito non diventa altro che una questione di pura e gretta convenienza, uno dei tanti giochi perversi della democrazia elettiva (Specie quando macchiata da secoli, come nel nostro paese, della malattia del trasformismo), in cui al partito di turno non spetta alcun obbligo, se non quello di calcolare freddamente il modo per accumulare il massimo numero possibile di voti. La stessa cosa vale per i votanti, che non saranno davvero coscienti di star votando una donna per via dei suoi meriti (E anzi, forse, la riterranno comunque una creatura eternamente subalterna all'uomo), ma, piuttosto, la voteranno perchè costretti a farlo, non EDUCATI, ma COSTRETTI, magari anche essendo disinformati sulle reali capacità della candidata, votando così solo per dar manforte a un dato partito. Il punto è questo: con una norma simile non si contribuisce ad una presa di coscienza da parte del paese di quali siano i reali metri per giudicare un candidato, ma solo a guidare la scelta degli individui e delle collettività in una maniera sterile, in un reiterarsi continuo dei comportamenti che rendono l'odierna vita politica del nostro paese mediocre. Il cittadino, in primo luogo, non dovrebbe essere imboccato dallo stato, non spinto, in maniera eteronoma, verso una scelta di convenienza, ma istruito REALMENTE, con un'educazione che possa consentirgli di comprendere in autonomia cosa sia bene e cosa male, cosa valido e cosa non. Fino ad allora, non vivremo in un paese democratico, ma in una terra di finte libertà, dove la demagogia e il trasformismo di coloro che possono permettersi le migliori campagne elettorali regneranno sovrane su un popolo che, sottoposto alla più astuta delle coercizioni, non sarà in grado di liberarsi in quanto cieco.

Attenzione occorre fare una giusta analisi tra quote rosa e doppia preferenza di genere. Si alle quote rosa ma la preferenza dev'essere unica, ognuno se la deve saper conquistare, non fosse altro che la donna nei Paesi evoluti ha raggiunto ormai la piena emancipazione e non ha bisogno di ulteriori "aiuti" legislativi, e poi anche perché facendo una lista con 1/3 di quote rosa (minima di legge), le donne con la doppia preferenza di genere possono essere avvantaggiate rispetto agli uomini e questo crea una disparità. Quindi si quote rosa , ma preferenza unica.

Io sono da sempre molto favorevole alle quote rosa

Tutte le leggi sono coercitive ma servono anche x educare. Ho pensato subito al green pass.

Sull'argomento quote rosa mi trovo molto d'accordo con la scrittrice Michela Murgia, secondo la quale il sistema delle quote rosa dovrebbe avere la stessa funzione del divieto di fumo in locali al chiuso, che serve ad educare i fumatori a considerare la loro libertà di fumare come subalterna al diritto delle altre persone di respirare aria pulita. E' necessaria una legge che lo sancisca, perché difficilmente un fumatore non fumerà al chiuso senza un esplicito divieto, in quanto chi detiene un privilegio non lo cederà mai spontaneamente. Ed è qui che entra in gioco la dimensione coercitiva del diritto: nessuno ha voglia di fare qualcosa solo perché costretto, ma a volte bisogna farlo perché ce lo impone il contesto, che, nel caso delle quote rosa, è la sotto-rappresentanza delle donne e la loro esclusione dai centri di potere, a causa della mancanza di eque condizioni di competitività. Anche quando donne e uomini partono dallo stesso punto, poi all'arrivo, nella maggior parte dei casi, ci sono più uomini che donne: nel tragitto tra partenza e arrivo accade qualcosa, che si chiama cultura patriarcale. Da destra a sinistra, la politica è un ambiente profondamente sessista fatto su misura degli uomini e nel quale la presenza delle donne è sempre stata vista come un'eccezione alla regola. Le quote rosa mettono in evidenza questo problema, che va risolto con il contributo di tutti e di tutte: gli uomini devono mettere in discussione il sistema (che nei fatti li tratta come superiori alle donne) ed eliminare i privilegi di cui godono; e d'altra parte dobbiamo essere noi donne ad avviare una rivoluzione ed eliminare gli ostacoli di matrice patriarcale che ci impediscono di accedere a posizioni di potere e fare avanzamenti di carriera. In Italia le donne sono circa il 51.3% della popolazione, eppure in Parlamento c'è soltanto il 35.3% di donne (la percentuale più alta nella storia repubblicana). La parità di genere è ancora lontana, perché con l'attuale legge Rosato i partiti hanno preferito semplicemente mettere una spunta✓ sulla casella Quota rosa senza troppa fatica. In pratica, i candidati e le candidate nelle liste sono collocati secondo l'ordine donna-uomo-donno-uomo e le capolista possono candidarsi (sempre come capoliste) in più collegi, ma possono risultare elette in un solo collegio, per poi proseguire con la ripartizione dei seggi a partire dal secondo in lista, cioè un uomo. Di conseguenza, se una donna si candida capolista in 5 collegi, in questi 5 collegi verranno eletti 1 donna e 4 uomini (poi naturalmente si proseguirà con gli altri e le altre della lista). Questo esempio per dire che sì, le quote rosa servono e sono necessarie ma no, non sono sufficienti, anche al netto delle strategie di ingegneria istituzionale con cui costruire una legge elettorale buona dal punto di vista della parità di genere. Non sono sufficienti perché sono ancora viste come un tecnicismo noioso cui i dirigenti d'azienda e di partito devono per forza conformarsi: se non accompagnate da una seria riflessione sul tema uguaglianza e parità di genere, rappresentanza delle donne e potere delle donne, le quote rosa servono solo a mettere in buona pace le coscienze e a dare una parvenza di parità.

Bene, probabilmente avrei optato per tutt'altra terminologia però. Non "coercizione" né "educare", troppo d'impatto, molto più consone "sensibilizzare" e "pari opportunità".

Ma anche no. La discriminazione legale e' ben peggiore di quella culturale. I problemi sono nepotismo e clientelismo, che questa fesseria non intacca minimamente.

Ovvio!! Che la legge è coercitiva...ma non solo quando è a tuo svantaggio..anche quando è a tuo vantaggio 😄😄😄👋✌👌