Secondo me il discorso è che se cominci a distinguere altri tratti, le percentuali scendono molto. Tante altre "minoranze" sono davvero molto più piccole di altri gruppi. Il problema è che nel mondo gli uomini e le donne sono esattamente 50 e 50. Le donne a tutti gli effetti non sono nemmeno una minoranza, eppure sono enormemente sottorappresentate in moltissimi ambiti. È questo che rende la questione prioritaria rispetto alle altre

@@indocesare14 Capisco il ragionamento ma non lo condivido. Il fatto che una categoria sottorappresentata sia più grande di un'altra non ne giustifica la prioritizzazione (non so se esista questa parola). E comunque non regge quando si parla di età, in quel caso la minoranza è un gruppo comunque enorme di persone. Secondo me ci vorrebbe un sistema a quote intersezionale che prenda in considerazione tutte le categorie sottorappresentate senza favoritismi. Sarebbe un delirio da mettere a punto ma non vedo altro modo se lo strumento sono le quote.

@@tdsdesa eh in un mondo perfetto sono d'accordissimo, ma oggettivamente se in questo momento la sensibilità delle persone si concentra su questo tema, la politica pende da quel lato. Perchè alla fine la questione quote rosa è sempre una questione politica

​@@indocesare14 infatti temo che un certo tipo di femminismo, non esattamente intersezionale, abbia più voce in capitolo in politica rispetto al resto. Comunque a prescindere dal discorso di come fare le quote, non sono d'accordo con Immanuel sul fatto che l'unico modo per un miglioramento dello staus quo siano le quote. Le quote forse possono accelerare il processo, ma se oggi abbiamo Giorgia Meloni come PM non è per merito delle quote. Lo stesso vale per Soumahoro, Cecilia Kyenge, Vladimir Luxuria, tutti parte di minoranze sottorappresentate che hanno fatto politica senza quote. 50 anni fa questo sarebbe stato impensabile, segno che le cose cambiano da sé anche grazie al cambio di sensibilità.

è ovunque .-.

In italiano si dice "argomento fantoccio". Mi raccomando, non sostituiamo tutto con l'inglese.

Ueeee ueeeee il patriarkato™ mi impedisce di essere potente, sarà mica la mia incapacità.

A e comunque c'è una legge che stabilisce di voler portare alla pari la presenza di uomini/donne in tutti gli ambiti concorsuali, di recente si è parlato di quote blu in alcuni concorsi per dirigenti scolastici, per esempio. Che poi è quello che la gente non capisce mai, quando si parla di quote rosa: non sono solo a favore delle donne, ma anche degli uomini, fare una legge e farla solo per le donne sì che sarebbe discriminazione. Fare una legge per stimolare la parità di genere in ambiti con un grande squilibrio, sia per uomini che per donne, invece è paritario.

@@thatbooknerdoverthere7899 laddove ci sia una discriminazione di fatto , ci mancherebbe , ma quanti maschi non concorrono per il posto di maestro d asilo solo perchè le agguerrite femmine vogliose di giocare coi bambini non glielo consentono?

Ironia

Be.. qualcosa vorrà dire

Perchè le femministe non vogliono la parità ma la superiorità, ormai lo hanno capito tutti tranne i collaborazionisti.

È ovvio che il problema della parità di genere esista solo per i ruoli di potere. Cosa ci interessa se non ci sono donne a fare lavori di cantiere e non ci sono uomini a fare i maestri all'asilo? Il problema è chiaramente di rappresentanza nei luoghi dove questa può incidere sulle condizioni di vita di più persone. Ambito politico, dirigenziale, professionale, culturale.

@@robertocaserta5475 quindi non ti interessa la parità di genere, ti interessa solo il potere ?

@@robertocaserta5475perchè hai interesse ad incidere sulla vita delle persone? Vuoi giocare a fare dio?

@@niccolofarina3773 se pensi che parità di genere voglia dire che gli uomini e le donne siano la stessa cosa sei fuori strada. Gli uomini e le donne sono diversi ed è per questo che occorre che ci sia una equa rappresentanza di donne e uomini in ruoli di potere. Penso però che questo sia molto meno importante rispetto ad esempio ad avere delle persone giovani in ruoli di potere sia per il contributo che danno sia per dargli voce in capitolo nei luoghi decisionali. Questo non accade mai.

La cosa che non torna è il perché in alcuni ambiti andrebbero bene e in altri no, ci sono tantissimi settori a stragrande maggioranza maschile e tanti a maggioranza femminile. Se il principio delle quote è giusto, perché non lo si applica ovunque ci sia disparità rilevante?

infatti c'è attualmente una discriminazione contro gli uomini, se sono genitori infatti solo la donna puo decidere se tenere il bambino o meno, se darlo in adozione o meno ecc, con le quote rose per esempio in politica o in aziende va a mancare la meritocrazia di base, visto che non esiste nessuna legge che impedisce a una donna di entrare in politica o a fare parte di direttivi aziendali, e quindi questa forzatura va a privilegiare anche in disparità di merito di competenze o di abilità una persona sopra a un'altra.

risposta assolutamente patetica che mostra una completa mancanza di comprensione della situazione, mi basta chiederti questo per smontare la tua pretesa di giustizia: dove sono le quote rosa in ambiti umili e di sacrificio e che non siano per posizioni di potere apparente o meno? cioè in esempi concreti dove sono le richieste di quote rosa per avere parità (in numeri) tra donne e uomini nei militari, nei lavori edili manuali, nei cantieri industriali di manovalanza, nei netturbini, nei tornitori, nei muratori ecc? e nello stesso tempo dove sono le quote azzurre per avere parità nei lavori a stragrande maggioranza occupati da donne come i maestri di scuola, infermieri, psicoterapeuti, sarti, ecc? telo spiego io il perchè non sentirai mai parlare di tutto questo: il femminismo è un movimento di supremazia e non di egualitarismo. Il resto sono solo fumo negli occhi bisogna guardare ai fatti e non alle propagande.

il punto è che ci sono talmente tante variabili in gioco - tra cui anche le scelte individuali - che non credo per niente che il genere sia la discriminazione per antonomasia; certo, se ci si limita a guardare i posti nei CdA risulta che le donne sono sottorappresentate rispetto la distribuzione nella popolazione e questo potrebbe far pensare che c'è qualcosa che non va nel sistema, ma a mio avviso questa è una lettura superficiale che non tiene assolutamente conto delle caratteristiche e delle scelte di vita necessarie per diventare manager, che porta solitamente degli uomini - pochissimi uomini - a sacrificare tutto il resto della loro vita pur di raggiungere quella posizione. Nota bene, la maggioranza degli uomini non sarebbe disposta a fare i sacrifici necessari per arrivare fino a là, solo personalità ambiziose, stakanoviste e competitive sono disposte a farlo, e le donne mediamente hanno altre priorità. Ridurre tutto il discorso solamente al genere a mio avviso vuol dire rinunciare ad analizzare la realtà nella sua complessità ci sarebbe da discutere anche sul presunto gender pay gap, ma non voglio annoiare oltremodo

@@Echteseele Ma guarda, sull'uso dello strumento delle quote rose, o delle quote in generale ho le mie riserve, ma ne comprendo la logica di fondo. Ciò che critico è fare finta di non cogliere la portata del genere sul modo di agire nel mondo (per cui si hanno priorità diverse appunto, l'hai detto anche tu) e sul modo con cui si viene percepiti dalla società. Non sono fattori trascurabili e questi poi ci portano, tendenzialmente, ad avere una società in cui i ruoli di potere e/o le carriere più remunerative sono appannaggio maschile, con tutta una serie di feedback sulla società che rinforzano poi questi meccanismi. Ora, ovviamente è palese che rispetto a qualche decennio fa il discorso sulla parità di genere ha fatto passi da gigante nel mondo occidentale e forse proprio alla luce di questi miglioramenti un meccanismo come le quote appare forzato e ottuso (come a dire, "non serve perché abbiamo stessi diritti e possibilità"). Personalmente credo che la cosa più importante sarebbe cercare meccanismi che tendano ad ampliare il "bacino" di ragazze che si interessino a contesti stem, economici, politici e rimuovere le barriere socioculturali (es: il lavoro di cura sbilanciato verso le donne) che fanno sì che anche quando si intraprende un percorso di quel tipo, si venga limitate da contesti che minano la propria possibilità di crescita. In ogni caso chiedersi quali possano essere gli effetti del genere sul proprio futuro lavorativo e possibilità di crescita è fondamentale.

Concordo perfettamente

infatti c'è attualmente una discriminazione contro gli uomini, se sono genitori infatti solo la donna puo decidere se tenere il bambino o meno, se darlo in adozione o meno ecc, con le quote rose per esempio in politica o in aziende va a mancare la meritocrazia di base, visto che non esiste nessuna legge che impedisce a una donna di entrare in politica o a fare parte di direttivi aziendali, e quindi questa forzatura va a privilegiare anche in disparità di merito di competenze o di abilità una persona sopra a un'altra.