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Sono circa 1.5 milioni in Italia gli uomini che soffrono di incontinenza, eppure se ne parla quasi sempre come patologia al femminile, senza considerare l'impatto fisico e psicologico che forme di incontinenza medie e severe possono avere sulla qualità di vita. Le forme di incontinenza maschile più frequenti sono due, da urgenza - legata soprattutto negli uomini più avanti con gli anni alla vescica iperattiva, una disfunzione che che crea appunto urgenza nella minzione - e da sforzo, che è nella maggior parte conseguenza di interventi radicali di prostatectomia per tumori alla prostata. Ad oggi le soluzioni terapeutiche sono molte e personalizzate in base alla gravità dell'incontinenza - se lieve, moderata o severa - e alla tipologia.
Per le forme lievi da urgenza esistono farmaci oppure tecniche mininvasive grazie all'utilizzo di tossina botulinica ripetuto nel tempo, per le forme da sforzo lievi moderate invece le tecniche conservative sono rappresentate dalla fisioterapia del pavimento pelvico.
Ma per le forme da sforzo lievi moderate esiste anche una opzione chirurgica, con un impianto protesico di piccole benderelle di materiale sintetico sotto l'uretra che correggono il prolasso e ripristinano il funzionamento dello sfintere uretrale. Per le forme gravi da sforzo invece oggi è disponibile un intervento chirurgico con protesi di nuova generazione con il posizionamento e l'attivazione in due tempi di uno sfintere urinario artificiale che è in grado di far tornare il paziente ad una completa continenza con una recupero totale della qualità di vita.
Abbiamo parlato di tutto questo con il Dott. Emilio Sacco, Responsabile dell’Unità Operativa Semplice di Urologia Funzionale ed Uroginecologia della Fondazione Policlinico A. Gemelli IRCCS di Roma.