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LA STRAGE DI BOLOGNA. BELLINI, I NAR, I MANDANTI E UN PERDONO TRADITO di Paolo Morando

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Күн бұрын

LA STRAGE DI BOLOGNA. BELLINI, I NAR, I MANDANTI E UN PERDONO TRADITO
Feltrinelli, 2023
L’Autore ne discute con SAVERIO FERRARI
Coordina ANGELO LONGHI
Nella storia di Anna Di Vittorio c’è tutta la strage di Bologna. Dopo la sentenza Cavallini e la condanna di Bellini, Paolo Morando racconta la più grave strage della storia italiana, che per la prima volta ha mandanti e organizzatori. Nell’agosto del 1980 sembrava che la stagione della strategia della tensione fosse definitivamente archiviata, ma - per chi ne reggeva i fili - non era affatto conclusa. Il 2 agosto 1980 Anna Di Vittorio perse il fratello Mauro. In quei giorni conobbe Gian Carlo Calidori, poi divenuto suo marito, che nella strage aveva perso invece un amico. Una quindicina d’anni fa, dopo un lungo percorso di corrispondenza e conoscenza con Mambro e Fioravanti, Anna e il marito scrissero la lettera di “perdono” che consentì alla Mambro di ottenere la libertà. Poi però il fronte innocentista iniziò a sostenere che a trasportare la bomba, rimanendone vittima, era stato Mauro Di Vittorio, vicino a Lotta Continua.
All’ipotesi aderirono senza imbarazzi proprio Mambro e Fioravanti. La vicenda rientrò, anche per via giudiziaria, ma permette di fare il punto definitivo sulla storia processuale e sulle novità emerse dalle sentenze su Gilberto Cavallini e Paolo Bellini, entrambi condannati all’ergastolo. Lo sfondo di quest’ultimo processo riguardava, infatti, per la prima volta, mandanti e organizzatori della strage.
E passi per Gelli e Ortolani, ma sono rispuntati nomi che sembravano appartenere a una stagione precedente, come l’ex capo dell’Ufficio affari riservati Federico Umberto D’Amato e il giornalista Mario Tedeschi, già senatore missino e direttore del “Borghese”. Oggi la lettura della strage di Bologna è cambiata: non più l’opera di un gruppo di ragazzetti esaltati (i Nar), bensì un’operazione lungamente studiata, quanto in alto ancora non si sa, ma sicuramente organizzata e finanziata dalla P2, insieme a pezzi dello Stato e saldando le sigle della galassia dell’eversione nera.
Tutto questo in una logica di continuità con gli anni settanta: quell’aspra stagione della strategia della tensione, insomma, che nell’agosto del 1980 l’Italia sembrava aver definitivamente archiviato, ma che - per chi ne reggeva i fili - non era invece affatto conclusa.
PAOLO MORANDO, giornalista e saggista, scrive per «il T», nuovo quotidiano di Trento, e per «Domani». Ha collaborato anche con «The Huffington Post», «Internazionale» e «L’Essenziale», scrive inoltre sulle riviste «il Mulino», «Doppiozero» e sul blog minima&moralia.
Per Editori Laterza è autore di Dancing Days. 1978-1979: i due anni che hanno cambiato l’Italia (2009), ’80. L’inizio della barbarie (2016, finalista al premio Estense), Prima di Piazza Fontana. La prova generale (2019, vincitore del Premio Fiuggi Storia, sezione Anniversari), Eugenio Cefis. Una storia italiana di potere e misteri (2021, finalista al Premio Acqui Storia, sezione Divulgativa) e L’ergastolano. La strage di Peteano e l’enigma Vinciguerra (2022). Per il Mulino ha scritto La ricerca che aiuta le persone (2021). Il suo ultimo libro è La strage di Bologna. Bellini, i Nar, i mandanti e un perdono tradito (Feltrinelli, 2023).
SAVERIO FERRARI è nato e vive a Milano. Da anni studia il fenomeno delle destre radicali e si occupa di ricerche relative agli anni della strategia della tensione. Dal 1999 dirige l’Osservatorio democratico sulle nuove destre. Negli ultimi anni ha pubblicato per la Red Star Press: 12 aprile 1973: il giovedì nero di Milano (2016), L’assassinio di Fausto e Iaio (2018), La strage di Piazza Fontana (2019) e I nazisti di Ludwig e il rogo del Cinema Eros (2021). Collabora con il quotidiano «Il Manifesto», «Left» e «L’Antifascista», il periodico dell’Associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti.
ANGELO LONGHI già dirigente IBM componente Segreteria ANPI Milano e Provincia.

Пікірлер: 2
@antalantal2366
@antalantal2366 6 ай бұрын
15 milioni di dollari sono tanti al giorno d'oggi, figuriamoci nell'80. Ma come sono stati spesi?
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