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Passo Gavia da Ponte di Legno (BS)

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Extreme slopes

Extreme slopes

Жыл бұрын

Credo che sul passo Gavia sia già stato scritto tanto se non tutto. Percorrendola in sella da Ponte di Legno, il versante più famoso e forse anche il più duro posso solo confermare che si tratta di una salita dura, implacabile, selvaggia, pericolosa ma anche mistica ed epica.
Una delle grandi salite del ciclismo che non presenta pendenze impossibili ma che nel complesso risulta alla lunga massacrante: lunga 17,3 chilometri da Ponte di Legno con una pendenza media del 7,9 per cento, una pendenza massima del 15 per cento in vari tratti e un dislivello totale di 1392 metri (1258 metri sul livello del mare alla partenza e 2652 metri sul livello del mare al passo).
Complice una giornata con condizioni meteo perfette, l’impressione che ho avuto è che si tratti della classica salita di alta montagna in cui i colori e il paesaggio sono la tipica espressione della natura nella sua forma più autentica e, in un certo senso, primordiale.
Mentre la percorrevo mi sono venute in mente le immagini del Giro d’Italia del 1988 con Johann Van de Velde in fuga sotto la tormenta di neve sull’ultimo tratto all’epoca ancora sterrato, chiedendomi come facesse a percorrerla in maniche corte con la fronte e le sopracciglia coperte di neve a quasi 2600 metri di altitudine… ed io che faticavo e non poco nell’affrontarla sul fondo completamente asfaltato in perfette condizioni meteo…
Il Gavia è emozionante: la sottile striscia grigia di asfalto che si confonde con le rocce brulle circostanti e che si perde all’orizzonte è come ho scritto all’inizio mistico.
Credo che sia lo stesso anche per coloro che siano avvezzi alle salite dei grandi passi alpini e sacre al ciclismo.
Unico appunto dell’ascesa: complice il meteo ottimale e la giornata “Re Stelvio” a Bormio (che ha interdetto al traffico la salita), mi sono ritrovato di prima mattina a pedalare già con un discreto traffico motociclistico (chissà che piacere si possa provare a tirare e impennare su una strada che in alcuni tratti è larga solo 2,5 metri) e veicolare (anche in questo caso non capisco i raduni di macchine supersportive che sfrecciano assieme in fila indiana e rovinano l’atmosfera magica dell’alta montagna).
E così mi sono ritrovato in solitudine ad affrontare la mia “tappa” personale, pedalando per le rampe durissime e continue, quasi interminabili, sospeso in un equilibrio precario, stretto fra la roccia della montagna e il precipizio della vallata, privo molto spesso delle barriere di protezione.
Pur essendo solo un ciclista amatoriale senza alcuna caratteristica fisica tipica dello scalatore puro, sono un amante della sfida, contro me stesso, di riuscire a domare le salite, quel bisogno difficilmente controllabile di salire in alto, di conquistare una cima, di sentire emozioni che solo la montagna sa dare.
E il Gavia da Ponte di Legno sa ripagare ampiamente coloro che l’affrontano regalando sensazioni uniche oltre alla fatica, che solo chi è seguace della ricerca del punto più vicino al cielo e di una nuova strada da sfidare sa comprendere e apprezzare…
Come accade in tutte la salite più famose per il ciclista (e non solo) si sale soprattutto con la determinazione mentale e non solo con la resistenza fisica.
Non mi è sembrata una salita adatta a tutti, anzi: in particolare serve una buona preparazione fisica, una ottima attitudine ad affrontare la sofferenza continua per oltre 2 ore e una tenacia non comune. A livello meccanico con la compact 50/34 io ho utilizzato il 27 e il 30 nei tratti più impegnativi (ma io peso, bici inclusa, oltre 90 chilogrammi). I punti di rifornimento dell’acqua sono scarsissimi e dopo Sant’Apollonia non ne ho trovati più se non in cima al passo.
Il Gavia richiede tanta attenzione e lucidità anche in discesa: mancano molto spesso le protezioni laterali e la sede stradale è spesso molto stretta. In caso di ciclisti in ascesa e autoveicoli che li superano, è veramente difficile passare… Per la lunga galleria posta a 3 km dalla vetta (anche ripida, con pendenze al 12 per cento), meglio dotarsi di luci anteriori e posteriori perché scarsamente illuminata anche se ben pavimentata (fondo praticamente perfetto… e per fortuna, altrimenti eventuali buche e o deformazioni non sarebbero individuabili).
Questa salita è un must do per ogni ciclista che sa apprezzare appieno i paesaggi alpini di altissima montagna.

Пікірлер: 2
@manticagiuseppe
@manticagiuseppe Жыл бұрын
Complimenti
@extremeslopes
@extremeslopes Жыл бұрын
Grazie @manticagiuseppe.
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