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Quando Ancelotti rischiò l’ESONERO alla Reggiana
Se volessimo fare un gioco incentrato solo sui giocatori allenati da Carlo Ancelotti, come quelli che ci capita di fare nelle nostre clip, e chiedessimo: «Giocatori con il cognome che inizia per Z?», la prima risposta sarebbe con ogni probabilità Zidane. E se chiedessimo: «Attaccanti con il cognome che inizia per S?», sicuramente, di getto, uscirebbe il nome di Shevchenko. «Difensori con la T?», Thiago Silva, ovviamente. «Centrocampisti con la C? E con la M?», Casemiro, Modric, e via dicendo. Ma c’è anche tutta un’altra serie di risposte possibili. Da Ziliani a Simutenkov, da Tangorra a Colucci e Mazzola. Perché siamo abituati a un Carlo Ancelotti che allena campioni affermati, stelle di prima grandezza, che scherza con Vinicius Junior, abbraccia Pippo Inzaghi, dà qualche consiglio ad Andrea Pirlo. Ma ce ne è stato un altro che doveva ancora conoscere tutti i segreti del mestiere. Era un Ancelotti che aveva 36 anni, nessuna esperienza da primo allenatore, un incarico in Serie B da difendere con le unghie. Un Ancelotti finito sull’orlo dell’esonero, mai vincente nelle prime sette giornate vissute in panchina. Un Ancelotti risorto dalle proprie ceneri grazie alla doppietta di un giocatore il cui cognome sembrava voler preannunciare il futuro stesso dell’allenatore di Reggiolo: Strada. La stessa fatta nei tre decenni successivi da quell’Ancelotti giovane, inesperto eppure, contro i pronostici dei critici, vincenti. La vita dell’Ancelotti allenatore parte da qui: Reggio Emilia, 1995, Serie B. Un esonero schivato, una rimonta clamorosa, una promozione come biglietto da visita per una carriera da leggenda.