Рет қаралды 55,293
La storia dell’elefante incatenato spiega perché spesso, quando ci troviamo di fronte a sfide o difficoltà della vita, siamo convinti di non farcela. Di conseguenza, ecco che ti senti impotente e finisci per arrenderti.
Allo stesso modo, in questa storia, l’elefante è stato da sempre legato al terreno con una catena tanto pesante da impedirgli di liberarsene. L’elefante ormai adulto non riesce a spezzare quella catena, perché porta con sé il ricordo dell'impotenza sperimentata.
Anche noi, come l’elefante, abbiamo inciso nella nostra memoria tanti “non posso” e “non potrò mai”. Viviamo condizionati da una parte di noi che è convinta di non essere in grado di fare qualcosa, semplicemente perché non ci siamo riusciti in passato.
Eppure, l’unico modo per scoprire se oggi possiamo farcela è trovare il coraggio di provare, mettendo in discussione le nostre convinzioni limitanti.
LINK UTILI:
- Nel mio libro "L'era del cuore" parlo dell'importanza della paura e del perché non bisogna evitarla. Parlo inoltre di coraggio e del valore che viene generato dal coraggio. Compra ora la tua copia a questo link: amzn.to/2U89yMm
#impotenza #convinzioni #limiti
---
“C’era una volta un bambino appassionato di circo. Amava passare il tempo a osservare gli animali, gli acrobati e i pagliacci a mostrare le loro capacità fisiche, umoristiche, intellettive.
In particolare, era rimasto letteralmente incantato da un elefante che dava sfoggio della sua forza fisica, del suo peso e della sua grandezza senza eguali. Eppure, dopo il suo numero e appena prima di entrare in scena, l’elefante era legato a un minuscolo paletto conficcato nel terreno che, con una piccola corda, legava una delle sue zampe.
- Com'è possibile che un paletto così piccolo in legno e conficcato nel terreno possa tenere imprigionato un animale così forte? - si chiedeva il bambino. Il bambino, sinceramente incuriosito da questa domanda, iniziò a confrontarsi ponendola alle persone più grandi di lui. Tutti gli rispondevano: - l'elefante non scappa perché è ammaestrato -. Ma, di contro, il bambino incalzava: - se è veramente così, se il motivo per cui non scappa è che è ammaestrato, allora che bisogno c'è di tenerlo legato? Che lo lascino libero e lui saprà restare al suo posto. - Nessun adulto sapeva dare una risposta a questa obiezione.
Col passare del tempo il bambino dimenticò la questione dell'elefante e del paletto, ma un giorno, da adulto, si riscoprì ancora intento a fantasticare su quella scena.
Immaginò l'elefante da piccolo, legato e incatenato a quel piccolo paletto. Vide chiaramente che quel piccolo elefante tirava, sudava e si trascinava per cercare di liberarsi da quel paletto. Ma nonostante gli sforzi non ce la faceva, perché quel paletto era troppo forte per lui, si addormentava sfinito. Il giorno dopo ci riprova, e quello dopo ancora e ancora.
Finché, un terribile giorno, quell’elefantino decise di rassegnarsi al suo destino e accettò la sua impotenza. L'elefante enorme e possente che vediamo al circo non scappa perché crede di non poterlo fare; porta impresso dentro di sé il ricordo dell'impotenza sperimentata appena dopo la nascita. E il brutto è che non è mai tornato seriamente su quel ricordo e non ha mai più messo alla prova la sua forza.
Forse anche noi siamo come quell'elefante: andiamo in giro nel mondo incatenati a centinaia di paletti che ci tolgono la libertà. Viviamo pensando che non possiamo fare un sacco di cose semplicemente per il fatto che, quando eravamo piccoli, ci abbiamo provato ma non ci siamo riusciti.
E allora abbiamo fatto come l'elefante, abbiamo inciso nella nostra memoria “non posso. Non posso e non potrò mai”. È così che oggi viviamo condizionati da una parte di noi stessi che non ce l'aveva fatta ma che non sappiamo se sia ancora attuale.
Per scoprirlo, per vedere se ora possiamo farcela non c'è che un modo: provare, riprovare e riprovare con tutto il nostro cuore.
La storia dell'elefante racconta qualche cosa su tutti quanti noi: crediamo che alcune cose siano impossibili da fare perché tempo fa qualcuno ci ha messo una catena e noi abbiamo creduto di non essere in grado di poterla spezzare. E così, abbiamo anche smesso di provare a spezzarla. Ma non è vero che non sei capace: certo, non sto dicendo che tutti noi possiamo fare tutto quello che ci passa per la testa, ma probabilmente possiamo fare molto di più di quello che pensiamo di essere capaci.”