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In questo processo si affrontano i casi di Giuseppe Montana e Ninni Cassarà, rispettivamente commissario e vicequestore di Palermo, uccisi a distanza di pochi giorni nel 1985. Tra i mandanti degli omicidi sono stati individuati nomi "eccellenti" di Cosa Nostra, come Totò Riina e Michele Greco. Paolo Borsellino, dopo la morte di Cassarà, ricordò una frase che il poliziotto disse davanti al corpo del collega Montana: "Siamo cadaveri che camminano", e di fatto tutti i protagonisti citati in questa storia hanno trovato una morte violenta.