Domanda non banale a cui non sono preparatissimo, ma faccio una considerazione, spero di buon senso. La qualità del nucleo attiene principalmente al rendimento e alla potenza trasmissibile, si possono fare anche nuclei in ferrite ad esempio, un nucleo in ferro sicuramente funziona, a che rendimento dipende da tanti fattori. Inoltre ogni materiale ha una induzione massima di funzionamento che previene il funzionamento in saturazione magnetica che oltre ad avere grosse perdite comporta anche la non linearità del funzionamento complessivo. Credo serva qualche prova/sperimentazione. Grazie della considerazione

@@giorgioferroni.lezionidiel7703 Grazie della risposta, siccome sono incerto del rendimento che si otterrebbe, ma credo che come concetto dovrebbe funzionare, prima o poi l'idea la metterò in pratica. Tanto cosa può succedere? Non credo possa prendere fuoco, al limite potrebbe scaldarsi un pò e in tal caso si agirebbe sulla quantità di filo di ferro (zincato) avvolto. Anche se la quantità di filo di ferro sarà quella massima sufficiente a ricoprire tutto il volume che il rocchetto permette. Tu parli di nuclei in ferrite e di questo tipo ne ho parecchi ed anche di generose dimensioni, sia a forma di toroide sia ad E, ma in molti mi hanno sconsigliato di adoperarli per costruire un trasformatore da collegare alla rete a 50 hZ dato che loro lavorano a frequenze molto piu' elevate e nessuno però mi ha mai saputo dire cosa avverrebbe se li si collegassi a 50 hZ. In magazzino ho anche diversi nuclei ad Olla e due enor di enormi dimensioni, sempre in ferrite, bellissimi, con un diametro di 80 mm circa e una quarantina di millimetri in altezza dopo aver unito le due mezze tazze. Ogni tanto li tiro fuori dallo scatolo e me li guardo e poi li ripongo nella loro confezione ed è così da quando li comprai oltre 40 anni fa. Il problema è che mi frullano troppe idee per la testa che poi abbandono per strada. Mi potresti dire, ma perchè li hai comprati allora se poi non li hai mai utilizzati? Agli arbori dell'hifi car, quando comparirono i primi amplificatori con survultori all'interno e appresi appieno il loro funzionamento, mi venne in testa di costruire da me dei survultori di pregio e di maggiore potenza rispetto a quelli montati a corredo sugli amplificatori commerciali e comprai tutti i tipi di ferrite che trovavo in commercio, toroidi piccoli, toroidi medi e toroidi grandi, così con quelli ad E e altrettanto con quelli ad olla. Morale della favola nessuno dei survoltori che costruivo funzionava perchè (l'ho scoperto dopo) in Italia non esistevano (allora) sia i mosfet di grossa potenza, tipo IRFZ44 e simili, sia i diodi Schottky. Accantonai tutto per anni ma quando questi componenti iniziarono ad essere fruibili, la mia passione crollò, in compenso ho una grossa scorta di componenti inutilizzati e probabilmente inutilizzabili. :) :) :)

perché non è un bipolo semplice ma un quadripolo che funziona idealmente con una relazione K=I2/I1, nel caso ideale nel primario non c'è una L (autoinduzione) ma c'è un M (mutua indizione)