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«Se la vostra giustizia non sarà stata più grande di quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel Regno dei Cieli. […] Se dunque porti la tua offerta all'altare e allora ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia la tua offerta all'altare e va prima a riconciliarti con tuo fratello, e poi, ritornato, fa la tua offerta».
Non si può (pretendere di) offrire culto a Dio e nello stesso tempo peccare. Dev'esserci una coerenza, tra quello che professiamo "esteriormente" (pubblicamente) e come viviamo "interiormente" (privatamente).
Il vero culto non è sentimentale, ma logico-razionale. Per usare le parole di san Paolo, nella Lettera ai Romani, capitolo 12: "rationabile obsequium".
Chi ama Dio non lo fa animato da un vago e vano, effimero, sentimento. Chi ama Dio osserva i Suoi comandamenti (Gv 14:15; 1Gv 2:4-5).
+ Omelia di don Nicola Bux (sabato 22 giugno 2024 [Messa vespertina] | 5ª domenica dopo Pentecoste, II classe).
Letture: I Petri 3:8-15; Matthæum 5:20-24.
00:00 Nessuno può giustificare se stesso
7:50 Il nesso strettissimo tra culto e vita morale
15:15 Il vostro culto sia "rationabile obsequium"