Caserme e Batterie San Benigno.
La parte terminale del crinale proveniente dallo Sperone, nella zona dell’attuale via Dino Col rappresentava il confine tra Genova e Sampierdarena; anticamente si chiamava Capo di Faro, e si presentava come un lungo altopiano che terminava repentinamente sul mare.
Qui, nel 1121, furono eretti, dai Monaci Fruttuariensi di San Benigno Canavese, un monastero ed una chiesa in stile romanico, intitolati a San Benigno. Nel 1319, durante la lotta tra guelfi e ghibellini, si evidenziò l'importanza strategica del sito, che dominava sia la città vecchia che il porto, oltre al borgo di Sampierdarena.
Le strutture religiose furono quindi coinvolte da episodi bellici, rimanendone danneggiate. Il complesso fu ristrutturato nel 1427, quindi ancora danneggiato all'inizio del XVI secolo per altre vicende belliche. Nuovamente ricostruito, subì ulteriori danneggiamenti nel 1633, con la realizzazione delle Nuove Mura che gli passavano di fianco.
Nel 1682, sul grande piazzale antistante il convento era già presente una Batteria di cannoni: da questo momento il sito sarà sempre occupato da bocche da fuoco.
La chiusura del monastero, avvenuta nel 1799 in seguito alla soppressione di molti istituti monastici, decretò il suo declino.
L'antica struttura, ormai abbandonata, fu utilizzata a magazzino.
Il 5 aprile 1849, durante i moti, il generale La Marmora bombardò la città dal promontorio di San Benigno; repressa l'insurrezione, ed allo scopo di impedire nuove sommosse popolari, il generale propose l'erezione di una fortificazione sul sito. I lavori iniziarono intorno al 1852 con la completa demolizione dell'antico cenobio, e terminarono intorno al 1860 con il completamento di due grandi ed identiche Caserme, denominate Inferiore e Superiore San Benigno, capaci di 1276 soldati ciascuna.
Nel 1878, il vasto piazzale prospicente le due Caserme fu sistemato per accogliere una grossa Batteria, prospettante su due fronti: quello di levante era armato con 6 cannoni da 32 GRC (Ret), quello di ponente con 4 cannoni da 24 GRC (Ret); l'obiettivo era la difesa dello specchio d'acqua tra il sottostante Molo Nuovo e la riviera di ponente.
Fino al 1930, anno del loro disarmo, le Caserme furono sede di vari Comandi e Reggimenti.
Nel 1925 si decise la loro demolizione. I lavori iniziarono 5 anni dopo; un grosso progetto prevedeva il completo sbancamento del colle di San Benigno, per dare continuità alla città di Genova verso ponente, dato che nel 1926 tutti quei comuni divennero parte della "Grande Genova". Lo sbancamento del colle, e la demolizione delle fortificazioni ivi comprese, procedettero a rilento anche a causa della vastità dell'opera, tanto che gli stessi ruderi furono utilizzati ancora durante l'ultima guerra come Batteria Contraerea, e dal '45 come ricovero dei senza tetto; fino a poco più di trent'anni fa era possibile vedere ancora parte del colle e resti del complesso.
Oggi, dell'antico promontorio di Capo di Faro e delle Caserme, non rimane più nulla. "Di notte arrivava fin lassù il rumore del frangersi delle onde sugli scogli della Lanterna, la musica eterna del mare e la voce continua del suo cuore".