L'archeologia dei conflitti. Da El Alamein alle altre battaglie in Nord Africa: la storia delle guerre è spesso una storia di mobilità e di logistica. La Folgore, truppe di élite di paracadutisti ben addestrati, si trovò a combattere a piedi nella battaglia decisiva. Anche le bottiglie incendiarie, entrate nelle gesta leggendarie della Folgore stessa, provenivano da uno sforzo logistico (l'acqua minerale di una marca ben riconoscibile), i cui costi di trasferimento erano a dir poco spropositati. I carri dell'Ariete avevano un raggio limitato per lo scarso carburante. I pesanti bidoni di benzina in dotazione al regio Esercito erano poco gestibili in confronto alle taniche inglesi e, soprattutto, degli alleati tedeschi, che dovettero fornirne centinaia di migliaia ai militari italiani.
Quelle taniche, gioiello ingegneristico, sono analoghe a quelle utilizzate oggi, anche gli americani le dovettero copiare, senza peraltro raggiungerne la perfezione tecnica. Gli pneumatici subirono la stessa sorte, consumati dalle rocce del deserto, con i vari eserciti a "cannibanizzarli" dagli automezzi abbandonati di tutte le bandiere. Una storia di autieri, di genieri, di intendenza. Una ricerca sul campo, di archeologia dei conflitti, unisce storia militare geografia e geologia, per arrivare al volume "Ruote nel Deserto" (Cierre edizioni), Teatri operativi, mobilità e logistica del Regio Esercito in Africa Settentrionale. Il lavoro di Aldino Bondesan e Toni Vendrame è fondamentale per inquadrare la prima guerra di movimento di truppe corazzate e meccanizzate in una scala enorme, come quella nello scacchiere del Nord Africa.