Quanti fili d'erba può conoscere una lepre nella sua vita, prima che questa si possa chiamare Lepre?
Proprio come cantava Bob Dylan..... La risposta, amico mio, soffia nel vento.
Stamattina mi sveglio alle 4.20, stanco morto. Ho dormito male, e sono andato a letto troppo tardi ieri sera, dopo una lunga giornata di lavoro e impegni di vario genere. Ma la passione ci fa fare questo è altro. Alzatomi mi preparo, mi vesto, carico i cani e mi dirigo verso il rendez vous: Tegoleto, ore 5.45, casa Bacci.Carico in macchina il mio caro amico, il Dottore (@Massimo Bacci), e ci avviamoin macchina. I cani sono particolarmente nervosi e si lamentano molto. Io già un po' scazzato di mio mi innervosisco ancor di più sentendo Simbhad lamentarsi. Vogliono uscire, vogliono sfogarsi un po'. Li capisco, ma capisco anche me, che sarei stato volentieri a letto e mi sorbisco il loro mugolio. Dopo un po' di chiacchiere, facciamo sosta per una colazione veloce; cornetto e cappuccio per me e un po' di gasolio per la Qubo. La strada è lunga per poter godere di una mattinata di caccia alla lepre come si deve. Con tutti i crismi. Autentica, romantica, nostalgica e decadente. Dopo un'ora e mezza di macchina arriviamo sul posto. Un grosso Land Rover targato San Marino ha occupato la zona della sciolta. Intravedo un signore non troppo lontano e una cane che pare essere un Kurzhaar. Per correttezza ci muoviamo subito con la macchina e ci spostiamo in un altro versante del monte. Preparo corno, fischio, collari satellitari. Mi metto il gilet. Non fa freddo, ma tira un forte vento da Sud Ovest. Liberiamo i cani alle 7.50 circa. Minuto più, minuto meno. Si sale su, con calma. Attaccano pastura dopo 500-600 metri di cerca, nel medesimo punto della volta scorsa.
I cani li vedo subito nervosi, frettolosi, leggeri nella valutazione. Sarà il vento che li innervosisce?
Procedono avanti in maniera caotica e disordinata. Non nelle voci, ma nell'approccio alla passata notturna. L'accostamento è più un "avvicinamento" molto frammentato e sgradevole da vedere. Molte pause, molti momenti morti, troppe corse. Il vento continua a soffiare, proprio dritto verso di noi, verso le nostre schiene, sempre più forte; a volte ulula. E noi saliamo ancora su, avanti.
Giunti a 100 metri circa dal crinale, i cani iniziano a lavorarla meglio. L'interesse si fa maggiore, i cani si fermano un poco. Sarà la nostra vecchia femmina? Con Massimo l'abbiamo ribattezzata Irene (pronuncia inglese), in onore di Irene Adler, la bellissima ladra di cui Sherlock Holmes ammira l'astuzia e di cui si innamora.
I cani la lavorano forte, ma sempre a tratti. Slargandosi per riannodare, attaccano di nuovo, sul crinale stavolta. Sarà la stessa? Avremo cambiato lepre? Irene starà ancora dormendo sul suo covo o a causa di questo forte libeccio è scesa di là dal monte in cerca di un po' di quiete? La risposta, amici miei, soffia nel vento. A quel punto decido di valicare il crinale e ripararmi da quel rumore incessante, violento e intrusivo. I cani la attaccano bene e in pochi minuti defilano con brillantezza e in modo piacevole 200 metri circa di passata. Convinto di aver cambiato lepre, e vedendo ancora i cani sul prato, mi metto a scrivere a Massimo, avvisandolo di spostarsi, quando ad un certo punto, di lato, sento un rumore provenire dalle fratte di un piccolo cespugliato alberato in mezzo al pascolo. Eccola!!!! Mamma mia!!!! Scovo a vista di Ninfa, e parte la seguita indemoniata della muta. Punta dritto verso la zona di rimessa abituale della nostra vecchia amica, ma dopo poco mi accorgo che la seguita si sviluppa, sì nella stessa zona che solitamente batte Irene, ma il percorso compiuto dall' orecchiona tocca passaggi differenti.
Sarà lei? Sarà un'altra lepre? La risposta, amico mio, soffia nel vento, e solo i segugi che la inseguono ce lo possono confessare.
Più volte i cani puntano maledettamente verso di me, disarmato, e ben due volte provoco falli della lepre, facendo confusione nella speranza che tiri dritto verso Massimo, ma anziché far del bene al mio amico, faccio girare l'orecchiona che compie tragitti insoliti e tortuosi.
La vedo attraversare il crinale, nonostante i miei chiassosi tentativi di depistaggio, ecco i cani. Dopo 30 minuti ha ancora poco vantaggio. La seguita si protrae fino a 50 minuti. Eccoli, rientrano! Sono a 150 metri da noi, stanno arrivando. Tutto tace improvvisamente. Cadono in fallo. Un minuto, due, cinque. Iniziaoa smazzarsi. Il vento ulula. Un colpo di corno per riunirli e scendo a dare una mano. Mille tentativi. Insistiamo per 20/30 minuti sul luogo della persa, invano. L'abbiamo lasciata lì sicuramente. Lei si è schiacciata nei pressi del fallo, approfittando di un vantaggio veramente minimo.Torno da Massimo e gli racconto tutto. Un po' scorati dalla sorte, torniamo alla macchina. Ancora una volta ne usciamo battuti, ma con onore. Sarà stata lei a darci questa ennesima lezione? Sarà Irene? La risposta, amici miei, soffia nel vento.