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Oggi è molto attuale chiarire le potenzialità e il razionale del digiuno, i suoi benefici e le eventuali problematiche. Abbiamo voluto parlarne con la la Prof.ssa Maria Cristina Mele (Direttore della UOS di Nutrizione Avanzata in Oncologia - Policlinico Gemelli IRCCS) Per saperne di più www.gemellihealthsystem.it/
“Nella letteratura scientifica da alcuni anni c’è un enorme interesse verso una pratica, che è una pratica millenaria, la pratica del digiuno.
La pratica del digiuno ha probabilmente le sue radici nella storia religiosa dell’umanità, perché da sempre si è consigliato agli uomini sulla base di credi religiosi, che poi non sappiamo quanto fossero fondati su reali effetti benefici sul nostro organismo. Si è sempre consigliato di praticare, magari una volta a settimana, il digiuno, oppure, l’astensione a particolari alimenti, per esempio, nel nostro credo religioso cattolico non mangiare carne il venerdì.
Ma tutt’oggi, nel mondo Islamico esiste un lunghissimo periodo di digiuno, che viene sempre rispettato, durante il giorno e che sposta poi l’alimentazione durante la notte e addirittura si arriva ad astenersi dall’assunzione di liquidi, di acqua, quindi non è una dinamica moderna, è una dinamica antica.
Oggi la scienza però ha, attraverso studi fatti su particolari gruppi cellulari, sia su tessuti, sia su animali e anche trial alcuni già completati, altri ancora in corso sull’uomo, ha capito quali possono essere i benefici di questa pratica antichissima.
Nelle condizioni ordinarie il giorno di digiuno pratica una specie di reset hardware, se questo è concesso, su tutti i processi biochimici cellulari. Questo significa che l’organismo in quella giornata si resetta completamente e riparte con una condizione di miglioramento che il paziente percepisce molto chiaramente, per esempio con una maggiore acuità mentale, con un benessere generale legato a una migliore percezione della fase digestiva quando riprende a mangiare. Quindi, è una pratica che è seguita da migliaia e migliaia di persone nel mondo in condizioni ordinarie.
Oggi si sta cercando di capire, di valutare, come questi studi, che vengono ancora proseguiti, quanto la pratica del digiuno, del digiuno intermittente, di una temporizzazione dell’assunzione del cibo che nella letteratura americana viene definita “time restricted feeding”, che significa semplicemente “mangio alcune ore, digiuno per il resto del giorno e della notte”, si sta cercando di capire quanto questi meccanismi possono essere impattanti per il benessere delle persone, e si sta facendo questo in tutti i campi della medicina, non soltanto, come in molti di noi sanno, nella parte che riguarda l’oncologia ma anche nelle malattie cardiovascolari, anche nella prevenzione dell’obesità.
Ci sono dei campi di ricerca immensa che oggi si stanno concretizzando. Bisogna essere, dal nostro punto di vista, attenti, lo dico da nutrizionista clinico, perché può succedere che in alcune situazioni cliniche oncologiche, dove esiste già una grave malnutrizione per effetto nel paziente, si possa in qualche modo digiunare per qualche giorno e la malnutrizione, in quel caso già evidente, possa soltanto peggiore, peggiorare il percorso del paziente.
Mi riferisco naturalmente a condizioni estremamente mal nutrenti, a neoplasie estremamente complesse da un punto di vista di impatto sul supporto nutrizionale del paziente, che compromettono rapidamente lo stato nutrizionale del paziente. In questi casi, l’utilizzo del digiuno deve essere attentamente valutato dal clinico, perché il paziente in autonomia può intraprendere questa strada leggendo nella letteratura presente nel web. Quindi sempre grande attenzione anche se, ripeto, ci sono in corso, anche nella nostra Istituzione, degli studi che andranno a valutare l’impatto del digiuno terapeutico su alcune condizioni cliniche, tra cui anche quelle oncologiche.”