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Storici. Comici. Importanti, molte volte. Tragici, altre. Un gesto tecnico unico. Un manifesto “all'incontrario” del gioco del calcio. Quello che lascia tutti, ma proprio tutti, a bocca aperta. Chi lo subisce e chi ne beneficia, chi tifa per una o per l’altra squadra. Perche’ i primi secondi dopo ogni autogol sono identici per chiunque. Di stupore. Uno stupore che, rapidamente, lascia spazio a uno svariato mix di emozioni. Gioia, dolore, giubilo, disperazione, risate e pianti. E che, come una profonda cicatrice, permane per lungo tempo nella mente di chi lo provoca, portando alcune volte a conseguenze drammatiche. Nonostante alcune direttive della FIFA a fine anni ’90 abbiano tentato di limitare il numero di questi sciagurati interventi, la storia recente del pallone, italiano e mondiale, e’ piena di autogol che hanno segnato l’evolversi di una partita, di una competizione, talvolta anche il destino di una intera nazione. Senza andare a scomodare, troppo indietro nel tempo, il mitico Niccolai, da tutti considerato come il miglior interprete di questa inusuale prodezza, possiamo restringere il campo agli ultimi decenni e cercare di raccontare, in una ipotetica classifica “alla rovescia”, le piu’ interessanti storie legate alle sventurate autoreti.
-22 Giugno 1994, Usa - Colombia 2-1, Andres Escobar Saldarriaga
-17 Dicembre 2000, Lazio - Roma 0-1, Paolo Negro
-16 Maggio 2001, Liverpool - Alaves 5-4, Delfi Geli Roura
-18 Novembre 2001, Hellas - Chievo 3-2, Salvatore Lanna
Autore testo: Giovanni Guido
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