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Nella mattina di venerdì, al Museo Nazionale Concordiese di Portogruaro, il Comandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (TPC) di Venezia ha consegnato al direttore del museo una preziosa urna funeraria a cassetta, completa di un'iscrizione dedicatoria.
Il manufatto, realizzato in calcare, presenta una forma parallelepipeda con base pseudo-quadrata. Originariamente destinata a contenere le ceneri del defunto, la cavità superiore dell'urna era protetta da un coperchio, ora mancante. Questo tipo di urna era molto comune in epoca romana e trova numerosi confronti anche in ambito concordiese. Sul lato frontale dell'urna si trova un'iscrizione dedicatoria incisa in caratteri capitali latini, parzialmente consunta e abrasa. La cavità quadrangolare sul lato superiore è delimitata da un bordo leggermente rilevato. Nonostante alcune lettere risultino evanescente, l'iscrizione è parzialmente leggibile e si può trascrivere come segue:
L(ucio) Attio Sex(ti) f(ilio) patri,
C(aio) Attio Sex(ti) f(ilio) patruo,
[-] Attio L(uci) f(ilio) fratri,
[-] Attius L(uci) f(ilius) Lucullus.
Questa dedica funeraria è stata fatta da [-] Attius Lucullus a tre suoi parenti maschi: il padre Lucius, lo zio paterno Caius e il fratello, del quale non è leggibile l'iniziale del praenomen. La famiglia degli Attii è ben documentata ad Altinum, mentre a Iulia Concordia è noto solo il monumento sepolcrale di una ex schiava di nome Attia Corinthis. Le caratteristiche paleografiche dell'urna suggeriscono una datazione tra la fine del I secolo a.C. e la metà del I secolo d.C.
Le indagini, avviate nell’ottobre 2023 dalla Procura della Repubblica di Pordenone e condotte dal Nucleo TPC di Venezia, hanno portato al ritrovamento dell'urna in un'area difficilmente accessibile all'interno di un casolare nella campagna concordiese. Il bene era stato rinvenuto tra la fine degli anni ’60 e gli inizi degli anni ’70 del secolo scorso e non era stato denunciato, configurandosi così come oggetto di rinvenimento fortuito non denunciato. L'urna è stata successivamente acquisita da altri soggetti, rimanendo abbandonata nel giardino del casolare fino alla sua regolare denuncia alla Soprintendenza di Padova da parte dei nuovi proprietari.
Dopo accurati accertamenti, la Procura di Pordenone ha disposto nel gennaio 2024 il dissequestro dell'urna, che è stata assegnata al Museo Nazionale Concordiese di Portogruaro. Le indagini si sono avvalse della collaborazione di archeologi della Soprintendenza A.B.A.P. di Padova e della Direzione Regionale Musei Veneto, nonché di docenti dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
La normativa vigente prevede che i beni archeologici rinvenuti sul territorio italiano appartengano allo Stato, salvo prova contraria. La restituzione al patrimonio pubblico di questi beni, che rappresentano testimonianze materiali di valore culturale, permette di riportare alla fruizione collettiva oggetti che narrano la storia di territori e comunità.