Se provaste a chiedere a qualsiasi giocatore di basket, e non parlo solo di professionisti NBA, ma di chiunque prenda occasionalmente in mano un pallone per una partitella al campetto, quale sia il momento peggiore, la parte più brutta del gioco, tutti vi risponderebbero allo stesso modo. Trovare un avversario tanto forte, tanto oggettivamente migliore, da non riuscire a marcarlo. Vedete, io non sono una persona competitiva. Di tanto in tanto mi diverto a giocare partitelle, apprezzo la sfida, ma non sono il tipo da arrabbiarsi troppo dopo una sconfitta. Eppure raramente, quando mi capita di trovarmi davanti qualcuno tanto forte da essere praticamente infermabile per me, sento tutta la rabbia e la frustrazione che mi provoca l’idea di essere assolutamente impotente. Ecco, questo capita su tutti i livelli. Anche in NBA, il palcoscenico più importante e blasonato, in cui vediamo sfidarsi i più grandi cestisti sul pianeta, capita ogni tanto di incrociare giocatori così forti, così talentuosi, da rivelarsi immarcabili anche per i migliori difensori al mondo. E non c’è paura maggiore per suddetti difensori, di trovarsi sulla cosiddetta isola. Da soli, uno contro uno con i migliori attaccanti della storia del gioco, davanti a migliaia di tifosi dal vivo e milioni da casa, cercando di non far segnare un uomo che tutti sanno che segnerà, e di non venire umiliati e ridicolizzati nel processo. Kobe, Jordan, Durant, Curry, Harden, esiste una categoria di attaccanti che non possono essere fermati. E tu ti trovi li, solo e senza aiuto di alcun tipo, a dover affrontare alieni che possono farti saltare, scivolare, o addirittura cadere, e speri solo di non essere il prossimo a finire nel lato sbagliato delle top 5 giocate della notte, o su un poster appeso in camera di qualche 14enne. Prendete Jason Terry. The Jet ha avuto un’ottima carriera, ed è stato, tra l’altro, un pezzo fondamentale della vittoria dei Mavericks del 2011. Eppure sappiamo tutti benissimo qual è la prima cosa che ci viene in mente quando si parla di lui. (schiacciata). O prendete Tyron Lue. Oppure il povero Anderson Varejao. Di giocatori entrati nella storia dalla porta sbagliata è pieno.
In sostanza, difendere è difficile. Maledettamente difficile. Però ogni tanto, raramente, la superstar ha la sfortuna di incontrare un difensore tanto forte da riuscire a fermarla