De Benedetti telefona a In Onda: 'Non dico cosa mi ha chiesto Delrio'

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La7 Attualità

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10 жыл бұрын

L'imprenditore Carlo De Benedetti telefona a In Onda per chiarire i motivi dell'incontro, intercettato dalla trasmissione, col Sottosegretario Delrio a casa sua.

Пікірлер: 56
@Maurizio4672
@Maurizio4672 9 жыл бұрын
l'arroganza del potente cafone è descritta meglio di qualunque descrizione, dall'intervento in diretta del De Benedetti. Ha telefonato, come faceva Berlusconi, per fare il monologo senza prestarsi a rispondere alle domane che la giornalista si è ben guardata di non fare. Che meraviglia questa italietta!
@Maurizio4672
@Maurizio4672 9 жыл бұрын
PS: "zitti tutti, adesso parlo io"
@riccardocestari3732
@riccardocestari3732 Жыл бұрын
@@Maurizio4672 E' la tessera n.1 del PD.
@irmapesce7612
@irmapesce7612 3 жыл бұрын
Non credevo fosse possibile leccare il culo anche attraverso i fili del telefono. Complimenti ai conduttori ....in onda... non si smentisce mai
@janeshrimpton5579
@janeshrimpton5579 10 жыл бұрын
ma chi c.... crede di esssere?.. e poi deve rendere conto al popolo italiano quello che dice ai ministri che gli italiani "eleggono". che ha 80 anni l'abbiamo capito, ed è anche antipatico
@arristpossil9460
@arristpossil9460 2 жыл бұрын
Sì ma ha una cosa che te non hai.... i sordi da buttà via!!!!
@flaviocomino1526
@flaviocomino1526 7 жыл бұрын
DE BENEDETTI, L' UNICA COSA SENSATA CHE HAI DETTO E'.......IO SONO VECCHIO .......E SI SENTE.......
@antonimo1948
@antonimo1948 3 жыл бұрын
De Benedetti ha "esperienza internazionale" e "tante conoscenze all'estero" ... lo sappiamo bene ed è proprio questo il problema !
@ercolemau1050
@ercolemau1050 9 жыл бұрын
La ‘complicità’ (lo affermerà la stessa Magistratura) tra Romano Prodi e Carlo De Benedetti inizia nel luglio 1982, quando Prodi viene nominato presidente dell'IRI, il più grande ente economico dello Stato, in casa del suo storico compare Carlo De Benedetti (proprietario del gruppo Repubblica ed Espresso e di altre 30 riviste/quotidiani/settimanali/mensili in tutta Italia), nel caso di Repubblica addirittura De Benedetti ne è l'unico editorialista, quindi gli articoli se li scrive lui stesso (ci immaginiamo l’obiettività). L'attività di Prodi dal 1982 al 2007 è stata concentrata principalmente in un solo unico compito: Svendere (o regalare) tutti gli enti pubblici dello Stato al suo alleato Carlo De Benedetti a un prezzo irrisorio con bandi truccati. De Benedetti, dal canto suo, si è poi puntualmente affrettato a rivendere immediatamente tali società al loro reale valore di mercato (di solito 20 volte il loro prezzo d'acquisto) a gruppi stranieri (o addirittura allo Stato stesso, che li ricomprava a prezzi folli), realizzando guadagni incalcolabili a danno degli italiani. Prodi, per 7 anni guidò l’ IRI dello Stato, concedendo tra l'altro incarichi miliardari alla sua società di consulenza "Nomisma", con un evidente conflitto di interessi. Al termine di questi 7 anni il patrimonio dell’ IRI risultò dimezzato per la cessione di importanti gruppi quali Alfa Romeo e FIAT, dalla quale prese grosse somme di denaro in tangenti per la Nomisma, passando da 3.959 a 2.102 miliardi. La Ford aveva offerto 2.000 miliardi in contanti per l'Alfa Romeo, ma Prodi la regalò alla FIAT per soli 1000 miliardi a rate. Egli nel frattempo lottizzò ben 170 nomine dei quali ben 93 diessini. Le privatizzazioni dell'IRI fatte da Romano Prodi sono state delle vere e proprie svendite del patrimonio economico italiano a gruppi privati della Sinistra (De Benedetti, Coop Rosse) complici del professore, anche se "svendere" un ente pubblico a un decimo del suo valore quando ci sono altri gruppi privati che offrono il doppio, più che una "svendita" è un regalo, o per essere ancora più precisi è una serie incredibile di furti colossali a danno dello Stato e degli italiani perpetrata impunemente per anni. Giocando sulle parole e sull’interpretazione dello statuto dell’Ente, Romano Prodi vantò utili inverosimili (12 miliardi e 400 milioni nel 1985). La Corte dei Conti, magistratura di sorveglianza, portò alla luce l'enorme falso in bilancio di Prodi: «Il complessivo risultato di gestione dell’Istituto IRI per il 1985, cui concorrono... sia il saldo del conto profitti e perdite sia gli utili e le perdite di natura patrimoniale, corrisponde a una perdita di 980,2 miliardi, che si raffronta a quella di 2.737 miliardi consuntivata nel 1984». La Corte, inoltre, segnalava che le perdite nette nel 1985 erano assommate a 1.203 miliardi contro i 2.347 miliardi del 1984. Romano Prodi, davanti alle folle dei suoi fan (si sa, l’Italia non scarseggia in quanto a ********) tutt’oggi si vanta tantissimo che durante i suoi 7 anni alla presidenza dell' IRI riuscì a far guadagnare utili stratosferici. La verità, come chiarito dalla Corte dei Conti, è che invece di utili stratosferici realizzo perdite stratosferiche, regalando il patrimonio dello Stato e degli Italiani ai suoi amici della Sinistra. Prodi uscì indenne dai processi perché le aziende erano S.P.A. di diritto privato e quindi i dirigenti non erano qualificati come pubblici ufficiali. Mani Pulite cambierà anche questo, per cui le società controllate da enti pubblici sarebbero state considerate tutte operanti nell'interesse pubblico, con le relative conseguenze per gli amministratori. La conferma di tutto questo si trova nell’indebitamento dell’Istituto, salito dal 1982 al 1989 da 7.349 a 20.873 miliardi (+184 per cento), e quello del gruppo IRI da 34.948 a 45.672 (+30 per cento). Perdite stratosferiche appunto. Lo stesso D’Alema, intervistato da Biagi in televisione, affermò che Romano Prodi, da lui scelto per guidare la coalizione contro Berlusconi, era un «uomo competente» perché quando lasciò l’IRI nel 1989 il bilancio dava un «più 981 miliardi». Fu facile confutare queste affermazioni, facendogli notare che la cifra reale, tenendo contro delle perdite siderurgiche transitate soltanto nel conto patrimoniale, era di «meno» 2.416 miliardi. Il buco reale non fu mai contestato dai diretti interessati. La vera abilità di Romano Prodi è sempre stata di riuscire a prendere soldi dallo Stato a costo zero. La conferma ci viene da un articolo di Paolo Cirino Pomicino, nel quale rileva che dei 28.500 miliardi erogati dallo Stato a titolo di fondo di dotazione dalla data di nascita dell’IRI, Romano Prodi ne ottenne ben 17.500! Nel 1986, Romano Prodi, con un contrattino di appena 4 paginette (anziché centinaia come normalmente si fa) a trattativa privata, svendette il più grande gruppo alimentare dello Stato, la SME, alla Buitoni del suo amicone Carlo De Benedetti per soli 393 miliardi. La SME, già nelle casse aveva più di 600 miliardi di denaro liquido, ma il suo valore globale era di 3.100 miliardi. A Prodi e De Benedetti fu dato torto in primo grado, in Corte d'appello e in Cassazione da ben 15 magistrati, all'unanimità. Il magistrato Saverio Borrelli del pool Mani Pulite di Milano, 6 anni dopo, incriminerà invece penalmente Silvio Berlusconi, per aver impedito (insieme a Ferrero e Barilla con una pubblica offerta d'acquisto enormemente superiore rispetto a quella di De Benedetti) l'ennesima svendita di Romano Prodi: la SME (un regalo di 3100 miliardi dello Stato) a Carlo De Benedetti, nonostante a questi due compari fosse stato dato torto in tutti e 3 i gradi di giudizio dal Tribunale di Roma e dal TAR del Lazio e nonostante Berlusconi e gli altri imprenditori non ci avessero guadagnato alla fine nulla. Come presidente dell'IRI, svendette anche la Italgel alla Unilever, essendo contemporaneamente consulente di quest'ultima, nonostante quindi un conflitto di interessi evidente. Se l'IRI era, come in realtà era, un covo di corruzione senza limiti sarebbe stata giusto arrestare e processare Prodi, che la presiedette per 7 anni e non solo chi (Nobile) lo fece per soli 17 mesi. Durante Tangentopoli, Di Pietro stava per arrestare Prodi, ma lui se ne andò dritto a piangere (nel vero senso della parola) da Mancuso e dal presidente della Repubblica Scalfaro, il quale, come presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, riuscì a non farlo incriminare. Tutto in un giorno. Durante il suo Governo nel 1996 regalò 5.000 miliardi alla Fiat per fare una rottamazione. Durante i fallimenti Parmalat e Cirio, Prodi difese i banchieri che truffarono i risparmiatori e loro ricambiarono il favore con i loro giornali schierati. I PM dovrebbero usare lo stesso metro, lo stesso zelo sia con Fiorani che con Consorte; o, almeno, sullo stesso Fiorani credergli sempre o mai. Anche quando dice, e Boni conferma, d'aver dato 750 mila euro Palenzona (Margherita), che sono 15 volte di più di quanto dato (e rifiutato) dal leghista Giorgetti. Anche se il Corriere su Giorgetti ha fatto un titolo 15 volte più vistoso di quello per Palenzona. Ricordiamo chi è veramente il Signor Prodi
@annaari1443
@annaari1443 7 жыл бұрын
ERCOLE mau --- Chiunque , dentro e fuori l'Italia si interessa in modo attento ai " "fatti". Italiani , conosce queste verita' ! Perché "la matematica non è un'opinione " E pensare che questo immenso gruppo di insaziabili ladroni , hanno proposto anche questo loro rappresentante ,"onorevolissimo" e "senatorissimo". Prodi , come Capo dello Stato Italiano !!!! Ma quanti capi. di Stato del genere di Prodi ha avuto la povera Italia !!!? Quante cose che ci sarebbero da dire ... tutta Italia buona e cattiva , e' bloccata da un intricatissima matassa di imbrogli ! Anche se ci. fossero elezioni , tutto fa prevedere che se non restiamo nel piantano , sprofonderemo in modo tragicomico ! Chi cercherà scampo all'estero , dovrà vergognarsi di essere italiano .....
@mariovelodromo3502
@mariovelodromo3502 4 жыл бұрын
Prodi e de benedetti 💩💩 marcite presto
@fabiomorini2530
@fabiomorini2530 3 жыл бұрын
Prodi e De Benedetti con i Benetton SONO STATI LA ROVINA DELL'ITALIA , industrialetti da 4 soldi , arricchiti grazie a magistrati , presidenti della Repubblica compiacenti , e aggiungerei anche vertici della GDF
@arristpossil9460
@arristpossil9460 2 жыл бұрын
@@fabiomorini2530 E Berlusconi?
@domenicobarreca3988
@domenicobarreca3988 10 жыл бұрын
Uno di quelli che regge i fili, poveri noi!
@emiliobaldi8556
@emiliobaldi8556 6 жыл бұрын
Berlusconi gran signore in confronto a questo buzzurro arrogante
@gabrieletraversi1463
@gabrieletraversi1463 7 жыл бұрын
sono un imprenditore che ha preso i soldi da monte dei Paschi e poi non è riuscito a restituirli. Io sono De Benedetti e tutti gli altri non sono un caz..o
@mauracazzulini9246
@mauracazzulini9246 3 жыл бұрын
Chi si loda si INBRODA. SOLO LUI HA' ESPERIENZA?
@TheCilliac
@TheCilliac 10 жыл бұрын
01:20 Escio???? :)
@domenicobarreca3988
@domenicobarreca3988 10 жыл бұрын
Leggete repubblica mi raccomando un giornale che non è ASSOLUTAMENTE di parte ahahahahahahahahaha, giornale ufficiale di Renzi.
@bossboss787
@bossboss787 9 жыл бұрын
Ho cercato di avvisare gente che conosco, che legge questo pezzo di carta. Mi hanno risposto male: si sono rivelati essere il prototipo del lettore di LaRepubblica: arroganti + sinistroidi+ ricchi radical-chic+ "progressisti"+ buonisti+ globalisti. Questo è un quotidiano pericoloso: l'ho letto parecchie volte. Fa propaganda politica, anzi è completamente schierato e fazioso; è dichiaratamente pro-immigrazione/invasione/sostituzione etnica; acerrimo sostenitore dell'UE e della globalizzazione (con la conseguenza ideologica del Mondialismo); anti-italiano; fa continuamente disinformazione e lavaggio del cervello (leggendo gli articoli di queste fecce si nota come con giochi sottili di parole e dialettica riescano a stravolgere la realtà modificandola a proprio vantaggio e facendo passare menzogne per verità. Questo "giornale" è la voce del PD e del suo elettorato, del gruppo Bildeberg: diffidate dei cronici lettori di questo schifo e cercare di svegliare chi ha iniziato da poco.
@bossboss787
@bossboss787 9 жыл бұрын
+Boss Boss questo giornale è subdolo e basta leggerlo per percepire il tentativo di indottrinamento che ha alla base. Annovera tra i suoi professionisti che usano abilmente la penne per influenzare la gente: Zucconi, Severgnini, Spinelli ( basta ascoltare la sua dichiarazione sugli immigrati da esponente di SEL), Giannini (conduttore TV), Scalfari (....meglio evitare), Vauro, ....Da notare "l'educato e pacato modo di fare" di questi personaggi (come il loro capo De Benedetti) quando vengono intervistati: quanta boria, puzza al naso, altre orride sinistrosità
@andreaborghesan7303
@andreaborghesan7303 10 жыл бұрын
nessuno gli chiede dello scouting fatto nei confronti di Fabrizio Barca..
@kalykanthus
@kalykanthus 7 жыл бұрын
In galera!
@Rocheteclan
@Rocheteclan 10 жыл бұрын
Le stesse cazzate che diceva berlusca.
@giuliamasotti4235
@giuliamasotti4235 7 жыл бұрын
Se ti prende il baffo corto.... altro che reggia in svizzera.... sai come ti cucina? con i funghi.....
@ercolemau1050
@ercolemau1050 9 жыл бұрын
Chi è veramente Carlo De Benedetti? Nato in una famiglia benestante ebraica, fratello del Senatore Franco Debenedetti nonostante il cognome diverso per errore dell'ufficiale d'anagrafe. Si laureò in ingegneria elettrotecnica nel 1958 al Politecnico di Torino per poi entrare nella "Compagnia Italiana Tubi Metallici" del padre. Assieme al fratello Franco, acquisì nel 1972 la Gilardini, una società quotata in Borsa che fino ad allora si era occupata di affari immobiliari e che i due fratelli trasformeranno in una holding impiegata soprattutto nell'industria metalmeccanica. Carlo De Benedetti nella Gilardini ricoprirà le cariche di presidente ed amministratore delegato fino al 1976. La tentata scalata della FIAT Nel 1976, grazie all'appoggio di Umberto Agnelli, suo vecchio compagno di scuola, fu nominato amministratore delegato della FIAT. Come "dote" portò con sé il 60% del capitale della Gilardini, che cedette alla FIAT, in cambio di una quota azionaria della stessa società (il 5%) venduta dall’holding IFI. De Benedetti cercò da subito di monopolizzare la dirigenza della società torinese, nominando manager a lui fedeli (a cominciare dal fratello Franco) alla guida di importanti unità operative del Gruppo. Dopo un breve periodo (quattro mesi) De Benedetti si dimette - la versione ufficiale delle sue improvvise dimissioni fu a causa di "divergenze strategiche" -. La verità ovviamente è un’altra, la famiglia Agnelli, scoperto il maldestro e malcelato tentativo da parte di De Benedetti di scalare la società, appoggiato da gruppi finanziari elvetici lo caccia senza nessun tentennamento. L'acquisizione di CIR e l'ingresso in Olivetti Nel dicembre dello stesso anno, De Benedetti rilevò le "Concerie industriali riunite" dai Conti Bocca. L'Ingegnere cambiò la denominazione della società in Compagnie Industriali Riunite (CIR), vendette l'originaria attività delle concerie e trasformò la CIR in una holding speculativa. La prima acquisizione fu quella della Sasib di Bologna dall'americana AMF. Nel 1978 entrò in Olivetti, di cui divenne presidente. In questa azienda, dal nome glorioso, pose le basi per un nuovo periodo di finto sviluppo grazie a leggi fate su misura per la sua azienda, come l’introduzione obbligatoria per tutti gli esercizi commerciali del registratore di cassa rigorosamente Olivetti, nonché la produzione di scadenti personal computer e sull'ampliamento ulteriore dei prodotti, che vide l'aggiungersi di stampanti, telefax, fotocopiatrici mal funzionanti che invasero gli uffici di tutte le amministrazioni pubbliche nazionali quindi il più grosso cliente del “geniale” ingegnere divento lo stato poco importa se poi tutte quelle cianfrusaglie nel giro di qualche anno erano da buttare. De Benedetti e il Banco Ambrosiano Nel 1981 entrò nell'azionariato del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi giusto il tempo per depredare qualche decina di miliardi . Con l'acquisto del misero 2% del capitale, De Benedetti ricevette la carica di vicepresidente del Banco. Dopo appena due mesi, il furbo Ingegnere lasciò l'istituto, già alle soglie del fallimento, motivandone le ragioni sia alla Banca d'Italia sia al ministero del Tesoro e cedendo la sua quota azionaria. De Benedetti fu accusato di aver fatto una plusvalenza di 40 miliardi di lire e per questo processato per concorso in bancarotta fraudolenta. Condannato in primo grado e in appello a 8 anni e 6 mesi di reclusione, fu assolto in Cassazione con una sentenza sconcertante. De Benedetti e caso SME Il 29 aprile 1985 Romano Prodi, in qualità di presidente dell'IRI, e Carlo De Benedetti in qualità di presidente della Buitoni, stipularono un accordo preliminare naturalmente soto banco e soprattutto sotto costo per la vendita del pacchetto di maggioranza, 64,36% del capitale sociale, della SME, finanziaria del settore agro-alimentare dell’IRI, per 497 miliardi di lire. Il consiglio di amministrazione dell'IRI, del quale solo il comitato di presidenza era già informato della trattativa, approvò il 7 maggio. Il governo richiese una verifica sull'opportunità dell'operazione e Bettino Craxi dichiarò : "Se ciò che ci viene proposto risulterà un buon affare lo faremo. Se no no," e vendere la SME per quella cifra non era sicuramente un buon affare per lo stato. Si poneva quindi un problema di valutazione economica e sociale. Il 24 maggio (la scadenza per l'entrata in vigore dell'accordo, già prorogata dal 10 maggio, era prevista per il 28) l'IRI ricevette dallo studio legale dell'Avv. Italo Scalera un'offerta per 550 miliardi (10% in più dell'offerta Buitoni, il minimo per rilanciare); l'offerta non indicava i nomi dei mandanti, che sarebbero apparsi solo al momento della eventuale stipula, e l'avvocato Scalera, dopo quella prima ed unica lettera, non ebbe più contatti con l'IRI. Poco prima della mezzanotte del 28 maggio, data di scadenza dei termini, arrivò un'offerta via telex di 600 miliardi (altro rilancio minimo del 10%), molto più vantaggiosa, da una cordata, la IAR (Industrie Alimentari Riunite) composta da Barilla, Ferrero, Fininvest, a cui successivamente si sarebbe aggiunta Conserva Italia, lega di cooperative "bianche". Di seguito arrivarono ulteriori offerte ma il governo non diede la prevista autorizzazione alla vendita a nessuno dei potenziali compratori e decide di mantenere la SME in ambito pubblico. Contro questa decisione il furbetto De Benedetti com’è nel suo “stile” imprenditoriale giudiziario citò l'Iri davanti al tribunale di Roma. Sia in primo sia in secondo grado, però, i giudici non accolsero le tesi dell'ingegnere. L'ingresso nella stampa e il Lodo Mondadori Nel 1987, attraverso la CIR, l'Ingegnere entrò nell'editoria acquisendo una partecipazione rilevante nella Mondadori e, attraverso di essa, nel gruppo Espresso-Repubblica. Nel 1990 ebbe inizio la "guerra di Segrate" che per molti mesi vide contrapposti Carlo De Benedetti e Silvio Berlusconi. Sia la CIR che la Fininvest, infatti, rivendicavano accordi con la famiglia Formenton, erede delle quote Mondadori. Un collegio di tre arbitri diede ragione a De Benedetti. Ma la famiglia Formenton impugnò il Lodo arbitrale davanti alla Corte d'Appello di Roma e, nel settembre dello stesso anno, intervenne nel giudizio di appello, insieme agli altri partecipanti al patto di sindacato fra gli azionisti della Holding Mondadori, e la Fininvest. La Corte d'Appello di Roma, con la sentenza del 14 gennaio 1991 (Relatore Dott. Vittorio Metta) annullò il Lodo favorevole a De Benedetti, aprendo la strada alla spartizione della Mondadori, Repubblica, Espresso e i quotidiani locali Finegil andarono a De Benedetti cioè la fetta più redditizia, mentre alla Fininvest andò il resto della Mondadori De Benedetti coinvolto in Tangentopoli Nel 1993, come era logico tangentopoli travolse anche il “mitico” ingegnere Carlo De Benedetti, informato che presto sarebbe stato arrestato si presentò al pool di Mani Pulite con un ridicolo memoriale in cui si assunse parzialmente le responsabilità di tutte le vicende di cui era al corrente cosi facendo nessun altro dirigente di Olivetti fu oggetto di provvedimenti della Magistratura. L'Ingegnere ammise di aver pagato tangenti per 10 miliardi di lire ai partiti di governo funzionali all'ottenimento di una commessa dalle Poste Italiane. Su iniziativa della Procura di Roma, fu arrestato e liberato nella stessa giornata, (un corrotto e corruttore come De Benedetti va trattato con riguardo ha amici tropo influenti), mentre il Presidente dell’Eni Gabriele Cagliari moriva “suicida” in carcere, Raul Gardini stessa sorte ma in casa, l’ingegnere veniva invitato a bere un caffè in procura, a raccontare quattro piccole verità, nel giro di qualche ora veniva "arrestato" e “scarcerato” e dopo qualche anno tutte le accuse nei suoi confronti sono inevitabilmente cadute in prescrizione per deccorrenza dei termini non certo per assoluzione. Dal 2009 acquisita la cittadinanza svizzera. Ha giustificato questa scelta con motivi "affettivi". Dopo mesi di attesa, arriva l’ennesima sentenza a favore ovviamente del “furbetto” De Benedetti la Corte d’appello gli da ragione sul lodo Mondadori. Berlusconi quindi la finivest dovrà sborsare quasi cinquecento milioni di euro a suo favore. Ormai e una regola è la normalità, De Benedetti con l’aiuto della piazza aizata dalla forza persusiva del suo gruppo politico editoriale, con l’aiuto dei magistrati, con il servile impegno dei politici e politicanti suoi camerieri come Bersani, come Di Pietro, come Fini, come i Vendola e di tutta quella sinistra radical-chic, comunista radicale e massimalista anti Cavaliere, riesce quasi sempre a far passare la sua come un immagine “onesta” democratica e vincente, continuando a fare utili per gli azionisti Cir quindi per se stesso e per i suoi famigliari, e a far brillare gli occhi ai suoi servi pseudo-intellettuali di sinistra che vedono Carlo come un icona da oltre trentanni, gente come Saviano, Travaglio, Santoro e i vari Guzzanti, maschere amorfe al sevizio del più forte, al servizio del potere forte, sparsi in questa povera povera Italia.
@alphacentauri4393
@alphacentauri4393 6 жыл бұрын
Ercole sei fantastico . Potresti scrivere un bell articolo sul Fatto . Grazie :)
@marecarerc
@marecarerc 6 жыл бұрын
Preciso e bravo. Mi fa specie la vergognosa e timorosa riverenza dei giornalisti.
@francescaprovenzano8233
@francescaprovenzano8233 6 жыл бұрын
Renè Marecare condivido
@RossChiarol
@RossChiarol 6 жыл бұрын
Renè Marecare lecca-lecca culi sono
@paolafolini6945
@paolafolini6945 3 жыл бұрын
che schifo
@leletheking5632
@leletheking5632 6 жыл бұрын
Peggio di Berlusconi. Ed è tutto dire. La piovra vera.
@CoseACaso
@CoseACaso 6 жыл бұрын
Berlusconi è un signore. Non c'entra niente con De Benedetti. Berlusconi è un editore liberale; basta pensare al fatto che, tra gli altri, sta pubblicando anche il libro di Di Battista. De Benedetti è un politico, con i suoi giornali fa politica, oltre a fare i suoi interessi.
@ggg5522
@ggg5522 2 жыл бұрын
Delrio è andato a prendere ordini, ovviamente.
@danielacatellani1666
@danielacatellani1666 3 жыл бұрын
del rio e de benedetti: cana non mangia cane
@fantasiusartis7789
@fantasiusartis7789 7 жыл бұрын
Difesa non richiesta,accusa manifesta!!.Benedetto fra i benedetti!!.
@giorgiocialone6376
@giorgiocialone6376 2 жыл бұрын
che pretese ... roba da pazzi
@sereno1960ify
@sereno1960ify 3 жыл бұрын
De Benedetti hai gettato la maschera i nomi fatti sono solo di sinistra che adesso si chiama PD e quindi questo la dice lunga l'odio su Berlusconi. Firmato da Serra Franco di anni 88 papà di Ivano
@lidadicristoforo5720
@lidadicristoforo5720 3 жыл бұрын
credo che ladri e proffittatori non dovrebbero ha vere voce
@annabrini5454
@annabrini5454 3 жыл бұрын
Crepa budello
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Me: Don't cross there's cars coming
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