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In caso di ritardo cognitivo legato a sindromi genetiche gravi la diagnosi è relativamente facile, ma in tutti quei casi di ritardo cognitivo lieve, che sono caratterizzati da un funzionamento intellettivo al di sotto della media con difficoltà delle funzioni adattative dello sviluppo (sviluppo motorio, del linguaggio...) la diagnosi può essere tardiva e arrivare solo nel momento dell'ingresso nella scuola elementare, quando il bambino inizia ad avere difficoltà a seguire i programmi proposti dalle maestre, mentre invece se il ritardo è intercettato precocemente può essere intrapreso precocemente un percorso terapeutico cognitivo per aiutare il bambino a sviluppare al massimo le sue capacità accompagnandolo nel momento dell'ingresso a scuola ad un insegnante di sostegno che predisponga per ogni bambino un percorso di apprendimento personalizzato che lo aiuti a sviluppare memoria, attenzione e apprendimento. E per conoscere il percorso più corretto di gestione del ritardo cognitivo lieve (che colpisce fra il 2 2 il 3% dei bambini) abbiamo incontrato il Prof. Paolo Curatolo, Direttore dell'Unità di Neuropsichiatria Infantile del Policlinico Tor Vergata di Roma che ci ha spiegato che quando un bambino dimostra una minore autonomia nel percorso di sviluppo è importante che il suo pediatra di famiglia offra alla famiglia un sostegno per gestire al meglio le capacità del bambino ed aiutarlo nell'inserimento sia a scuola che nell'ambiente sociale. E quando la diagnosi arriva al momento dell'entrata in ambito scolastico è importante fare una diagnosi differenziata con un disturbo specifico di apprendimento come la dislessia ad esempio, perchè i percorsi di apprendimento devono essere evidentemente molto diversi. E fondamentale è sempre il supporto psicologico ai genitori che spesso temono che il ritardo sia dovuto a loro carenze educative in ambito psicologico-ambientale mentre il ritardo è sempre legato a cause biologiche e organiche (tanto che in caso si desideri affrontare una seconda gravidanza è importante fare accertamenti citogenetici per identificare eventuali mutazioni genetiche) e al bambino per aiutarlo a non soffrire del gap con i propri compagni e a non chiedersi in se stesso soprattutto nella fase dell'adolescenza quando il confronto può diventare impegnativo sia in ambito scolastico che sportivo.