Preti che si scandalizzano per la processione e non per le blasfemie in chiesa...veramente è il mondo al contrario

Cari fratelli di "Cronache di cielo e terra", vi ringrazio per il vostro prezioso lavoro e mi complimento con voi per la quantità e la qualità dei vostri contenuti. Dopo aver ascoltato la presente intervista, ho creduto utile inserire uno spunto di riflessione sulla parola di "arte", oggi sommamente bistrattata. Spero possa esser d'ausilio a quante più persone possibili. Comincio con l'osservare che un enorme errore odierno è quello di chiamare distrattamente e maldestramente "arte" ciò che arte non è. Si badi, non è un errore da poco, ma un'abitudine gradualmente assimilata che lede direttamente la Verità, permettendo la proliferarazione della menzogna e ponendo automaticamente sul banco d'accusa ogni buona o giusta intellezione della realtà. Cercherò in breve di esprimere il perché... Anzitutto, dal punto di vista linguistico, l'arte è correttamente definita come una delle 5 virtù intellettuali. Ciò implica che nel concetto proprio di "arte" la materia non è inclusa. Se venisse esteso il concetto proprio di arte alla materia si confonderebbe "l'arte" con "i prodotti dell'arte", ovverosia due realtà evidentemente distinte. L'arte di Giotto non è certo riducibile a una sua opera della Cappella degli Scrovegni. Allo stesso modo l'arte del Caravaggio non è riducibile alla sua opera "la vocazione di San Matteo". In sintesi: altro è l'arte, altro sono i frutti dell'arte posseduta da una persona (cioè i "prodotti artistici") . Potremmo sintetizzare ciò con il seguente sillogismo: «L'arte è una delle 5 virtù intellettuali. Ma la virtù è una certa disposizione dell'animo a fare il bene. Dunque ciò che è materiale non è arte in senso proprio, dacché l'arte non è materia ma virtù, cioè disposizione spirituale.» Inoltre, dal punto di vista morale, essendo una virtù, l'arte non può essere rivolta a qualcosa di disordinato e che possa arrecare danno o scandalo al prossimo. Il fine del bene infatti non è il disordine né lo scandalo, e la virtù non è tale se non è orientata al bene. Ne segue che chiamare "arte" un prodotto disordinato o scandaloso è quantomeno inopportuno. E ancor più inopportuno è usare la parola "arte" per descrivere la disposizione spirituale di colui che realizzò tale prodotto. Perché così come chiamare "bene" il male non è moralmente giusto, altresi è moralmente ingiusto l'uso della parola "arte" se riferito a tutto ciò di cui una persona umana colga, già in coscienza, la sua possibilità di recare scandalo o (peggio) di cui intraveda chiaramente un fine pervertito. E se dalla bontà dei frutti si conosce la bontà delle loro cause, non si può non osservare che non è certo segno di umana bontà voler recare gratuitamente scandalo. Ora: molti cadono in tale errore per abitudine linguistica indotta da terzi. E per tal ragione non bisogna dar troppo ascolto a coloro che hanno acquistato fama, successo e posizione sociale parlando di "arte" senza mai averla né capita, né compresa, né ottenuta, né praticata. E soprattutto senza aver mai colto le sue enormi implicazioni morali... Purtroppo di personaggi così oggigiorno è pieno il mondo, anzi oggi la maggior parte di costoro sono persone insospettabili, che godono della stima dei più. E tuttavia essi non sono che chiacchieroni o scribacchini che mentono sistematicamente a sé stessi e al prossimo, sovente ideologizzati, pronti ad ammirare e a lodare persino un evidente pasticcio e a giustificarlo con i sofismi più astrusi, fallaci e opprimenti. Secondo costoro sembra per che scolpire la Pietà del Buonarroti o per installare un volgare orinatoio sia necessaria la stessa virtù intellettuale (cioè l'arte). Ultimamente questi sedicenti intellettuali sono stati sempre più definiti "esperti, critici, dotti". Sovente sono autori di libri e ritenuti dai più uomini di alta scienza. Loro stessi asseriscono di lavorare per la cultura alta, e talvolta forse ne sono persino convinti, mentre in realtà giustificano soltanto con oscuri discorsi ogni caduta nella bassezza dell'uomo, corrompendo così le masse popolari, solitamente ignare e gravemente ignoranti. Impossibile non notare che anche di questi personaggi la Sapienza incarnata dice rettamente: «Confiteor tibi, Pater, Domine caeli et terrae, quia abscondisti haec a sapientibus et prudentibus et revelasti ea parvulis. Ita, Pater, quoniam sic fuit placitum ante te.» [«Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.»] Alcuni di questi pseudo-dotti si sono tradizionalmente mossi entro la sfera sociale, specialmente agendo nell'ombra, nel presunto auspicio (dichiarato...) di "aiutare giovani e meno giovani locali", avvalorando e giustificando ogni loro pasticcio e inquadrandolo forzatamente come "arte latu senso", cioè come "maniera personale d'espressione". Ma è innegabile che tale posizione, evidentemente fallace, sia figlia del più subdolo relativismo assoluto. E non è dato capire come si possa voler curare un malato tramite una clamorosa catena di menzogne che ledono e pervertono progressivamente sia il malato che il consorzio umano stante tutt'attorno al malato. Questi pseudo-dotti (in realtà mercenari...) non capiscono che il vero problema è spirituale e religioso, poiché è l'amore di Cristo che anzitutto manca, forse sia in loro che nei loro "protetti". Ciononostante il loro operato, dal punto di vista sociale e ideologico, si è rivelato devastante. Di fatto non a caso si è lasciato sempre più pervertire il concetto di arte, trattando l'ambito artistico come una cloaca, come un "refugium peccatorum", come una barca per tutto e per tutti (incluso il peccato) che eludesse la giustizia. Ma l'ingiustizia è stata già condannata dalla Verità. Per gli stessi motivi non pare lecita l'estensione del concetto di "artista" a chiunque produca qualcosa entro un certo ambito. Se dipingere una splendida pala della Madonna o un quadro con un puntino al centro fossero entrambi "prodotti d'arte" (quindi di una virtù), quale mai sarebbe criterio per distinguere l'arte vera e propria di un pittore dai tentativi scomposti e imperiti di un fanciullo, di un dilettante incompetente di pittura o dall'autointrattenimento grafico acritico, fantasioso e insensato (lo scarabocchiare)? Appare chiaro finalmente come "non tutto ciò che si produce è arte". Altro sono i prodotti genericamente intesi, altro è l'arte, altro ancora i prodotti artistici (prodotti "specifici"). Se qualcosa non è arte dunque, non la si chiami così. E non si pensi di far poco mutando in tal modo il proprio lessico. Con un piccolo lavoro di autoascolto e di autocontrollo linguistico infatti si farà un grande servizio alle menti e si favorirà la Verità. Saluti, LJC

Bravi fratelli. Che il Signore ve ne renda merito. Un abbraccio dalla Svizzera

E la riparazione x quanto successo in Vaticano x la pachamama con tanto di papa, cardinali, frati e suore? Nessuno ne parla. Forse sarebbe il caso di cominciare a farlo

Non vi viene il sospetto che tutto questo scempio accade perché c'è Bergoglio sul soglio di Pietro? Che tra l'altro tace è chi tace acconsente? Questi sono i frutti marci del suo "pontificato".

Complimenti per l'iniziativa intrapresa. È doveroso dare un segnale forte.

Il Signore vi ricompensi ampiamente‼️✝️💒🕊🕯🙏

purtroppo la battaglia della mostra è stata vinta, ma mons. Castellucci è ancora al suo posto...bisognerebbe disertare sistematicamente ogni sua messa e ogni occasione in cui lui sia presente...

È necessario imparare di nuovo a dire "si si e no no

Libro dell’innominabile?! Sono molto deluso, non seguirò più. Con la superbia intellettuale siete complici dell’usurpatore del trono di Pietro. Troppa ipocrisia.