Рет қаралды 66
In questo quarto video dedicato alla Galleria del Palazzo degli Alberti di Prato visitiamo un ambiente con opere del XVII secolo. La Cassa di Risparmio di Prato ha acquistato nel tempo una notevole collezione di opere del Seicento fiorentino che vanno dal primo periodo della Controriforma, ai caravaggisti, fino al periodo più prettamente barocco. Un secolo, il Seicento fiorentino, molto ricco e variegato, ma spesso non conosciuto. Un esempio è proprio questo ambiente della galleria: per iniziare vi abbiamo un notevole, sia per dimensione che per qualità, "Visione di San Bernardo da Chiaravalle" di Anastasio Fontebuoni del 1621. Il Fontebuoni fu allievo del Cigoli, uno dei 'padri' dello stile controriformato fiorentino, ma recatosi successivamente per diversi anni a Roma ebbe modo di studiare l'opera di Caravaggio. Ritornato a Firenze continuò a dipingere, ed ecco qui una summa dei suoi studi, un vero capolavoro: abbiamo una perfetta sintesi del naturalismo caravaggesco e del disegno tradizionale fiorentino, abbiamo una certa teatralità nella composizione è un'intensità spirituale tridentina.
Eseguita dieci anni dopo è "il Sogno di San Giuseppe", dello sfortunato Bartolomeo Salvestini, in quanto morì ancora in giovane età per la peste del 1633. Allievo di Rosselli, ma soprattutto di Bilivert, anche lui riesce in questa opera a fare una sintesi delle sue esperienze formative che vanno dalla sontuosa morbidezza del Bilivert al naturalismo caravaggesco e, perché no, un recupero ai modi manieristi nel movimento dell'angelo.
Ma ecco Matteo Rosselli, qui rappresentato da una bel "Ritrovamento di Mosè", un'opera che si può datare dal 1615 al 1620. Matteo Rosselli fu a capo di una delle botteghe più prolifiche di Firenze della prima metà del Seicento, ed ebbe tanti allievi di cui molti diventati a loro volta celebri. Per gran parte della sua vita artistica fu molto legato ad uno stile sobrio e di facile comprensione prima di farsi prendere anche lui, ad una certa età, dai metodi compositivi un po' più 'teatrali' introdotti a Firenze da Pietro da Cortona. In questo quadro però abbiamo il Rosselli 'classico' in cui una sobria composizione fatta di donne allineate, che si accorgono del neonato nella cesta, ci rimanda ad una serenità arcadica. Movimenti aggraziati, panneggi classicheggianti, volti sereni e colori predominanti, alla veneziana.
Alla galleria l'opera del Rosselli è inserito al centro di un'esposizione a trittico ove ai lati ci sono altri due episodi della vita di Mosè che sono, però, di Alessandro Rosi, "Mosè difende le figlie di Jetro" e "Mosè fa scaturire l'acqua dalla roccia", entrambe degli anni '50 del '600. Per lo stile identico e per le medesime dimensioni, entrambi i quadri probabilmente dovevano essere collegati alla medesima commissione. Con Alessandro Rosi, che fu allievo di Cesare Dandini, siamo ormai in pieno Seicento e lo possiamo annoverare tra i pittori barocchi. Entrambi i quadri sono affollati di figure piene di dinamicità. Si può notare che il Rosi abbia attinto dal Lanfranco nella composizione, e da Salvator Rosa nel tratteggiare gli alberi e le nuvole, e in generale si può dire che forte su di lui è l'influenza di uno stile francese alla Watteau. Forse perché suggestionato da opere francesi che circolavano nei salotti fiorentini.
Insomma, come ho detto all'inizio il Seicento fiorentino è un periodo storicoartistico veramente interessante, e questo ambiente della Galleria del Palazzo degli Alberti ne è un esempio.