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Tra silenzio e paura. Così vivono milioni di civili nei territori dell’Ucraina controllati dalla Russia. A due anni dall’inizio dell’invasione decisa da Putin, Falò ha raccolto le testimonianze di chi è riuscito a fuggire dalle quattro regioni annesse dal Cremlino con un controverso referendum a settembre 2022. Testimoni che hanno trovato il coraggio di denunciare privazioni, soprusi e violazioni, come l’obbligo di un passaporto russo per ottenere l’accesso a cure e ospedali, oppure la propaganda russa con i libri di scuola che riscrivono la storia secondo la versione di Mosca.
L’inchiesta allarga lo sguardo anche al delicato capitolo del collaborazionismo: migliaia di ucraini accusati da Kiev di cooperazione con gli occupanti russi, a volte senza prove effettive col rischio di migliaia di incriminazioni che violano i diritti degli stessi ucraini. A condurla è stato un gruppo di giornalisti riuniti nel network di giornalismo investigativo di EBU (European Broadcasting Union) a cui ha partecipato la RSI. Per riassumere le condizioni dei civili ucraini tuttora sotto occupazione bastano le parole di Ludmila (nome di fantasia), mamma fuggita con i figli dalla regione occupata di Zaporizhzhia: “Ti senti come un ragno in un barattolo: non puoi parlare di Ucraina, i nostri simboli sono vietati. Devi sempre guardarti le spalle. Hai paura che vengano a cercarti di notte.”
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