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In origine, al posto del Forte Tenaglia, sorgeva la Bastia di Promontorio, una fortezza della quale non si hanno notizie sicure riguardo la consistenza e le strutture; gli annalisti la descrivono sommariamente come un semplice bastione (probabilmente era, più semplicemente, una Torre, forse circondata da un cinta), che potrebbe risalire a prima del 1478. In quell'anno, il capitano Roberto da San Severino, per difendere la città "... incominciò egli dall'aumentare le difese del Promontorio, che gli parean troppo deboli ...". La frase può far pensare che sul posto un'opera fortificata esistesse già, innalzata forse nel 1319 durante le lotte tra guelfi e ghibellini.
Nell'autunno del 1632, quando fu definitivamente deciso il tracciato delle Nuove Mura sul lato Polcevera, sorsero problemi proprio in questa zona: il progetto originario prevedeva che la cinta inglobasse al suo interno l'antica Bastia, mentre Padre Maculano, l'ideatore principale dell'opera, forse per ragioni economiche, insisteva nel volerla tagliare fuori. Alla fine prevalse questa soluzione. "... si continuano le fortificazioni della città, e nel mese di maggio (1633), per ordine pubblico, si demolisce la Bastia di Promontorio ...".
Il Forte deve il suo nome alla particolare conformazione architettonica, la quale assomiglia appunto ad una “tenaglia”, anche se il termine esatto, in architettura militare, è "Opera a Corno". Il sito era anticamente occupato dalla Bastia di Promontorio, una rocca quattrocentesca della quale non si hanno notizie sicure circa la consistenza architettonica. Descritta nei vari annali, come un generico “bastione”, probabilmente era una semplice torre cintata. Fu demolita nel 1633, durante la costruzione delle Mura Nuove, ed al suo posto fu realizzata una "Tenaglia", considerata come semplice batteria avanzata alla cinta dalla caratteristica forma ad “L”, collegata alla strada coperta da due muraglie parallele. Le sue batterie erano rivolte alla foce del Polcevera.
Fra il 1801 ed il 1814 la zona dell'opera a corno subì una prima modifica, venendo chiusa verso le Mura con un recinto provvisto di feritoie, e ricavando l’ingresso protetto da un bastioncino.
Nel 1815, in epoca sabauda, iniziarono quei grandi lavori, protrattisi fino al 1836, con i quali si trasformerà la semplice opera avanzata delle mura, in un vero e proprio Forte.
In quel periodo fu creato un grande terrapieno, a metà del quale si ricavò, inglobandola, la caserma interrata a due piani.
Nel 1842 il Forte aveva una discreta riserva d'artiglieria: sette cannoni da 32; due obici lunghi; due petrieri; due mortai; 3.150 granate a mano, 23.800 chili di polvere. L’acquartieramento era di 94 soldati.
L’opera presenta ancora oggi molti elementi originari ed interessanti. Sull’intonaco di una riservetta, ad esempio, si possono leggere le firme degli antichi soldati di guardia, oltre ad una caricatura del sovrano.
All’inizio del secondo conflitto mondiale, la Milizia modificò completamente le vecchie postazioni sull'opera a corno, realizzando quattro piazzole in cemento armato per i pezzi da contraerea, tuttora visibili, provviste di cannoni da 88/56; nei pressi di queste furono realizzate piccole costruzioni per i servizi della guarnigione. Dopo l’armistizio dell’otto settembre 1943, il complesso passò in mano ai soldati tedeschi. Una parte della caserma è stata gravemente danneggiata da un bombardamento di quel periodo, effettuato per “convincere” la guarnigione ad arrendersi. Oggi, dopo anni di abbandono, è in concessione alla O. d. v. La Piuma.
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