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Tre errori da evitare quando parliamo in pubblico.
Quando parliamo con amici o in riunioni di lavoro commettiamo, spesso, tre errori molto comuni che vanno ad inficiare la comunicazione.
Sono tre errori molto diffusi soprattutto per chi parla la nostra lingua, l'italiano, ma anche comuni tra spagnoli o sudamericani, insomma tra tutti coloro che parlano una lingua cosiddetta emozionale.
Li analizzeremo uno per uno ed alla fine ti racconterò anche un simpatico aneddoto.
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Ciao sono Carlo Loiudice e guido persone e team aziendali nel fantastico mondo del public speaking, attraverso percorsi personalizzati.
Sono attore, speaker e coach e la mia mission è quella di fare in modo che tutti possano esprimere al massimo il proprio potenziale.
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Cominciamo.
Nel public speaking siamo sempre molto concentrati su noi stessi e questo non va assolutamente bene.
Il primo errore è quello di non lasciar terminare l'altro, interrompendolo continuamente e parlando tutti assieme. La comunicazione è in questo modo molto complicata e la persona che sta parlando si sente esclusa, accusando una notevole difficoltà nel portare a termine il suo discorso.
Si crea una situazione di vero caos e questo non permette agli argomenti di svilupparsi e interrompe lo scambio di idee. Se sei una persona che punta alla crescita personale devi praticare l'ascolto attivo, lasciar terminare chi sta parlando e aspettare il tuo turno prima di parlare.
Vedrai che, pur parlando meno, risulterai la persona più carismatica del gruppo.
Ricorda, un vero leader sa ascoltare e parla poco, usa poche parole ma efficaci.
Seconda regola. Non saltare da un argomento all'altro senza nessuna connessione. Se qualcuno sta parlando di un viaggio, per esempio, quando sarà il tuo turno di parlare, dì qualcosa di inerente al topic. Questo farà sì che chi ti sta di fronte trovi in te un buon ascoltatore in grado di apportare argomenti pertinenti alla discussione. Fare qualche domanda, anziché saltare di palo in frasca, sarà molto più fruttuoso in termini di comunicazione.
Il terzo errore spesso commesso è quello di concentrarsi su quello che si deve dire piuttosto che ascoltare. Questo è molto nocivo se sei ad un colloquio di lavoro o in riunione con i collaboratori o semplicemente con amici. Preoccuparsi della risposta crea ansie e non porta avanti la discussione. Nei panel, nelle tavole rotonde accade spesso. Durante un coaching di public speaking una mia cliente mi ha confessato di essere terrorizzata dal pensiero di dover dire qualcosa di intelligente. Questo le generava ansia e paure. Era vittima del suo auto giudizio (self-judgement). Come coach le ho consigliato, al contrario, di ascoltare attivamente quello che dicono gli altri e di seguire attentamente il dibattito. La risposta seguirà in maniera naturale e l'asia e la paura saranno completamente rilasciate.
Interrompiamo spesso anche per via della nostra lingua. L'italiano, lo spagnolo, il francese, il portoghese e l'inglese, come molte altre lingue, sono lingue SVO, soggetto, verbo, oggetto a differenza del tedesco che è una lingua SOV, soggetto, oggetto, verbo. I tedeschi mettono molto spesso il verbo alla fine della frase. Per questo motivo quando parlano non s'interrompono mai l'un l'atro, proprio perché il verbo, che dà significato alla frase, viene pronunciato solamente alla fine.
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