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In questo terzo video dedicato alla Galleria del Palazzo degli Alberti di Prato ci poniamo difronte a soli quattro quadri, ma sicuramente di grande effetto. Siamo arrivati a cavallo tra '500 e '600 e la Controriforma cattolica impone al mondo dell'arte di fare opere più semplici, di facile interpretazione per i fedeli e dai toni pietistici, tutto ciò per invitare alla devozione e alla preghiera.
Firenze era stata fino a quel momento la capitale del Manierismo, un'arte che, partendo dall'imitazione dei grandi di inizio secolo, primo fra tutti Michelangelo, era arrivato ad un forte grado di simbolismo e inoltre le figure apparivano rappresentate in posizioni completamente innaturali. L'artista che per primo si mosse verso un ritorno al naturalismo e alla semplicità fu Santi di Tito, che fu sì allievo di Alessandro Allori, l'ultimo grande artista manierista di Firenze, ma che ben presto di discostò dallo stile del maestro per abbracciare la causa della Controriforma.
Qui troviamo di Santi di Tito due grandi pale di ottima qualità pittorica, una Crocifissione con i santi Pietro, Francesco e Caterina d'Alessandria e una Assunzione della Madonna, con la Vergine che dona la cintola a San Tommaso. In entrambi le opere i volti dei protagonisti appaiono pervasi da un espressione di rapimento mistico, inoltre la semplicità compositiva pare ripescata da stilemi arcaici che rimandano al '400. Nell'assunzione possiamo vedere sullo sfondo la città di Prato vista dalle alture della Calvana, chiaro segno che l'opera era destinata ad adornare una delle chiese di questa città, e poi la Madonna che dona la cintola a San Tommaso è una delle iconografie più care ai pratesi. Infine la presenza di San Francesco e di Santa Chiara farebbero ricondurre l'opera ad una committenza francescana.
E a proposito di San Francesco, possiamo vedere in questo ambiente un intenso San Francesco in adorazione del crocifisso di Jacopo Chimenti, detto l'Empoli. Si tratta di un'opera di grande misticismo, un vero prototipo di come deve essere un dipinto dell'epoca controriformata: semplice, intenso e che deve invitare alla preghiera.
E in un periodo di così grandi trasformazioni artistiche c'è stato chi ha creato uno stile tutto suo e inconfondibile, mi riferisco a Caravaggio. Infatti in questa galleria è custodito addirittura un Caravaggio, si tratta di una Coronazione di Spine. Il richiamo intenso alla devozione e l'utilizzo di una composizione semplice e chiara, cari alla Chiesa controriformata, sono perfettamente rispettati, ma Caravaggio vi aggiunge il suo stile inconfondibile caratterizzato dai personaggi che emergono dal buio investiti da un fascio di luce. Si potrebbe definirla una luce divina, certo, ma è sempre una luce naturale, in questo caso proveniente da sinistra. Essa illumina al centro il corpo di Cristo. Egli guarda con aria quasi sbalordita uno dei suo aguzzini mentre gli viene calcata la corona di spine. Aguzzini che volutamente hanno i volti in ombra, impermeabili alla luce divina, destinati a causa della loro ottusità di rimanere nelle tenebre. Ecco, con Caravaggio la pittura semplice e arcaicizzante della Controriforma si arricchisce di una profonda simbologia, quella della luce che è, comunque, semplice da decifrare.