Ci dispiace. Non è detto che sia la la c.d. "Sindrome dell'edificio malato", ma prova a dare uno sguardo alla wiki dove se ne parla: it.wikipedia.org/wiki/Sick_building_syndrome

Riteniamo che in realtà di una somma molto complessa di elementi, tra cui certamente quello datoriale, ma anche il sistema organizzativo di impresa e la struttura sociale sia interna che esterna all’azienda. Sta di fatto che un datore di lavoro di una microimpresa (ossia più del 90% delle aziende italiane ed oltre il 50% della forza lavoro totale) che non ha le risorse economiche, manageriali ed organizzative per la messa a norma della propria azienda, riterrà più “etico” per lui e per i lavoratori “rischiare” continuando a lavorare anche se in assenza di tutta la sicurezza (sacrosanta e dovuta, intendiamoci), pur di non chiudere e mandare a casa i propri collaboratori. Ed i suoi dipendenti, in linea di massima, la pensano esattamente come lui. Fino a che non ci “scappa il morto”.

@@StoneItalia Il DDL decide ed impone la sicurezza aziendale e ho detto tutto. NOn serve spendere milioni.

Certo che il DDL è il principale responsabile. Ma il tema è un altro. Ossia accade che non sempre, nel concreto, il DDL ha gli strumenti per rendere la sicurezza un investimento sostenibile. Esempio molto semplice: se a seguito di una valutazione dei rischi emerge che deve (e sottolineo DEVE) sostenere degli investimenti per la messa a norma (impianti, macchine, locali di lavoro, ecc.), ma non ha i fondi e non trova finanziamenti, cosa deve fare? A quel punto ha una sola possibilità: licenziare tutti i dipendenti per poterli tutelare. In questo scenario (nel quale si trovano molte micro-imprese) immaginare un sistema premiante (e non colpevolizzante) potrebbe indurre molti datori di lavoro a sostenere gli investimenti necessari. Per non parlare di altri tipi di risorse (umane, manageriali, gestionali) che molti micro-imprenditori non hanno, poiché non nascono imprenditori, non hanno studiato come tali e non hanno "la stoffa" per esserlo. Ma di fatto sono datori di lavoro (che non significa essere automaticamente "imprenditori" nel pieno senso del termine) con tutte le responsabilità che ne conseguono. Possiamo immaginare di aiutarli, invece di colpevolizzarli? Non ci sembra cha ad oggi il sistema attuale, basato su colpa/responsabilità e inasprimento pena e controlli, abbia sortito un effetto clamorosamente positivo. C'è un modo diverso di immaginare la sicurezza? Tutto qui.

L'INAIL chiede documentazione attinente alla tipologia di malattia richiesta. Per cui se si tratta di una tendinite, di certo non approfondirà il tema del mobbing. In ogni caso quando si presenta la valutazione dei rischio, si intende la valutazione di TUTTI i rischi, compreso lo stress lavoro-correlato.

Ottima

@@piopellegrino998 e' la angelo parodi

@@gianlucaurbanelli Grazie mille, ti consiglio anche il tonnetto del mediterraneo della Sapori Di Mare che è fao 37 anch’esso ottimo. In generale: 61, 67, 71, 31 (golfo del Messico) e 21 (sopra il golfo del Messico ossia il mare che bagna il Canada a destra) sono da evitare. 37, 21, 27, 34 e 37 sono le consigliate Ad esempio il merluzzo consigliato è zona 27 ossia Atlantico, mentre un merluzzo sconsigliato sarebbe del Pacifico ossia 67. Ti dò delle marche per i surgelati: Frosta Merluzzo Alaska; Platessa Mari del nord Conad; Halibut (sempre valido di qualsiasi azienda, io l’acquisto sfuso o confezionato dall’azienda Norimberga) Sogliola nera Marocco (è fai 34 quindi ottima, anch’essa la prendo sfusa, dovresti cercarla nei supermercati che hanno un buon assortimento di pesce surgelato) Salmone selvaggio Alaska Conad o anche Coop (hanno proprio la dicitura Alaska, sono i migliori tra i surgelati facilmente reperibili) Piccola chicca: Salmone selvaggio Alaska sockeye Coop, questo non è surgelato ma è già cotto al naturale, lo trovi nel reparto del tonno già cotto. Te lo consiglio vivamente perché il sockeye selvaggio è il miglior salmone al mondo per valori nutrizionali. Primo motivo perché è ricco di Astaxantina, l’antiossidante più potente al mondo, che gli conferisce la sua tipica colorazione più rossa rispetto ad altri. È dovuta alla sua alimentazione fatta di Krill, dei piccoli gamberetti protetti. Secondo motivo perché rispetto ad altre specie non cresce molto e quindi assimila meno mercurio. Sono un dietista e fra poco nutrizionista, spero di averti aiutato è ancora grazie della tua info!

@@piopellegrino998 anche la IASA fa tonno bianco del mediterraneo , zona 37 2.2. Dobbiamo spingere sul consumo di tonno pescato in maniera sostenibile e soprattutto proveniente da zone pulite, solo così possiamo sperare in un cambiamento di maggior rispetto dell'ambiente

@@gianlucaurbanelli Sono d’accordo, mi segno anche questa marca allora 😁

Eh già, non è improbabile. Oppure potrebbero formare loro stessi chi chiede un noleggio.

@@StoneItalia ..guarda faccio il giardiniere da quasi venti anni, un po' di esperienza penso di averla,e sono un dipendente, x scelta mia personale ho deciso di tenermi lontano dai lavori con le ple, in primis quelle ha noleggio "fai da te",e anche da quelle con operatore della ditta noleggiatrice...so' di perdere delle occasioni di crescita professionale, ma x come funziona il mondo del lavoro oggi,tutto di corsa e con superficialita' senza badare a quello che puo' succedere, e succede,preferisco cosi'...si rischia troppo x la frenesia di finire il lavoro nei tempi...piuttosto passo x svogliato, ma lascio volentieri queste mansioni ai piu' "intraprendenti" e io umilmente me ne sto a terra a debita distanza a raccogliere il materiale di risulta come un semplice manovale....ciao complimenti x i video e sempre occhio alla sicurezza!!!

@@billcarson5687 ogni scelta orientata verso la propria (e altrui) tutela è un’ottima scelta. Complimenti!

Male…

Gli agganci sternali sono sistemi di trattenuta, non andicaduta (ad esempio quelli che vengono impiegati sulle funi di sicurezza). Un aggancio sternale in caso di caduta libera, nel momento in cui si attiva il dissipatore, eserciterebbe uno sforzo che spezzerebbe la schiena del malcapitato. Cosa che non accade con l’aggancio sul dorso.

Se l'infortunio è avvenuto in occasione di lavoro l'INAIL procede all'assistenza. Successivamente dovranno essere accertate le cause dell'infortunio e nel caso di responsabilità da parte del datore di lavoro (ad esempio nel caso avesse richiesto al lavoratore di svolgere attività non pertinenti la sua mansione), l'INAIL potrà esercitare l'azione di regresso, ossia chiedere al datore di lavoro la restituzione delle somme

@@StoneItalia e se il datore di lavoro nega di aver detto di svolgere tale mansione? (Anche se in realta' lo ha detto) l inail chiede la restituzione delle somma solo al datore di lavoro o anche al lavoratore?

@@cr7g.o.a.t902 quello che conta è ciò che emerge in caso di indagine, non quello che le parti affermano. Per esperienza (e per giurisprudenza) posso affermare che nel caso descritto il problema è più del datore di lavoro che del lavoratore.

Ciao Marco!

Il datore di lavoro dovrebbe essere formato e seguito adeguatamente. È un compito difficile e multidisciplinare, al quale spesso non è preparato. I dati, ad oggi, dimostrano che l’inasprimento di controlli e sanzioni non ha incrementato la sicurezza. Neanche in ambito stradale, non solo sul lavoro

Sì. E non ci sembra neanche una tragedia. È la realtà. Ed avere una corretta lettura della realtà, senza nascondersi ipocritamente in inutili posizioni ideologiche, aiuta a risolverne i problemi. Per questo per noi è importante che ogni nostro consulente sia consapevole di tutto ciò, in modo da aiutare in modo più pragmatico e concreto i piccoli imprenditori nel complesso processo di adeguamento.

Il rischio e la competitività peró dipendono dal mercato, non solo dal "saper fare" e se non sei in grado di competere quasi inevitabilmenete la sicurezza del lavoratore passerá in secondo piano.

@@adessononhotempo certamente. Non sempre le aziende hanno un prodotto o un processo competitivo. Il discorso è certamente ampio e complesso. In ogni caso, se non hanno sufficienti risorse, la sicurezza passerà in secondo piano

che ragionamento del kaiser

Ottima osservazione. Sul campo, iniziative formative nelle quali il datore di lavoro (in qualità RSPP/svolgimento diretto nella propria azienda) abbia gestito in proprio la formazione dei propri dipendenti ne abbiamo viste pochissime. E quelle poche, in genere, erano contraffazioni. Fermo restando che il datore di lavoro, a norma dell'art. 37 comma 12, dovrebbe comunque richiedere la collaborazione degli OOPP.

Mi sembra di vivere la stessa cosa ,sto vivendo da un anno così ,non sono più felice di lavorare in quel posto perché ogni cosa che faccio invece di aiutare subito riportano o addirittura aspettano che sbaglio

@@mariterri1 da me non c'hanno nemmeno il foglietto settimanale dell'orario EFFETTIVO lavorato, infatti spesso si lavora 20-30-40 minuti extra, a gratis. ...Loro sono convinti che hanno ragione loro... Se venisse l'ispettorato del lavoro gli insegnerebbe come vanno le cose.

Buonasera, ci dispiace per quanto sta accadendo. Indubbiamente il suo referente diretto (mi sembra di capire che sia il vicedirettore), ha tutto l'interesse di essere messo a conoscenza della situazione e di mantenere un ambiente il più sano possibile, se non altro per preservare la produttività ed il mantenimento delle risorse umane. Nella comunicazione in genere è utile essere il più assertivi possibile ed attenersi ai fatti. Questo potrebbe essere un primo passo. Dopodiché ci sono altri soggetti che potrebbero essere interpellati, tra i quali il RSPP dell'azienda (essendo lo stress un fattore di rischio e, basandoci sulla sua ricostruzione, essendosi verificati vari episodi).

Penso abbia frainteso il senso del video. Senso che peraltro è aperto, non giungendo a nessuna conclusione circa l’accreditamento dei soggetti formatori (limitandosi a raccontare ciò che la bozza sta a significare), ma solo alla conclusione che i docenti, fintanto che esiste questo modello operativo, potrebbero scegliere con cognizione di causa. Cosa che evidentemente oggi in molti casi non avviene. Tutto qui. Le associazioni DA SEMPRE devono essere comparativamente rappresentative, e molte NON lo sono (nota: anche le più famose, quelle che ritengono di essere nel c.d. gotha e che sono considerate in tal modo dai propri iscritti e non iscritti). È un dato di fatto. Può non piacere, ma è così. Dopodiché, ognuno è libero di pensarla come vuole (al netto di considerazioni poste sull’offesa personale, quest’ultime sì che sono fuori luogo).

Comprendiamo la tua posizione. Tuttavia abbiamo una visione un po’ più causativa. Chi falsifica la formazione, in fondo, sono i formatori disonesti (le associazioni ope legis raramente erogano formazione direttamente); e chi deve denunciare gli illeciti siamo sempre noi formatori quando ne veniamo a conoscenza. Dovremmo denunciare anche i datori di lavoro che hanno richiesto o comunque accettato attestati falsi, (e, per assurdo, anche i lavoratori qualora consapevoli del non possesso di alcune qualifiche hanno ugualmente svolto incarichi a rischio verso terzi, come i cartellisti, gruisti, ecc.). Quindi la responsabilità è anche nostra.

Questo è già possibile per i corsi lavoratori, preposti e dirigenti e non mi sembra che nella bozza cambi qualcosa. Per gli altri corsi la logica della bozza è immutata rispetto ai precedenti accordi, ma cambiano i criteri di qualificazione dei soggetti formatori. Resta comunque prevista, anche per i corsi organizzati direttamente all’interno delle aziende, la richiesta di collaborazione con gli OOPP

Concordo è la sovietizzazione della formazione in mano ai "grossi" cui i piccoli devono affiliarsi nel nome della qualità dei contenuti. Per nulla vero

@@micheleteso9499 certamente, l’affiliazione ad un soggetto formatore non garantisce affatto la qualità. Peraltro, anche il concetto di “affiliazione” è stato traviato. Gli accordi già ora prevedono che le associazioni e gli OOPP debbano svolgere le attività formative “direttamente o tramite strutture di diretta emanazione”. E non tramite soggetti affiliati. Per questo devono essere apportate modifiche all’attuale criterio di autorizzazione dei soggetti formatori (che nel caso delle Associazioni…di fatto non esiste). Stiamo a vedere cosa succederà.

È vero. Tuttavia la scelta di un soggetto formatore comporta una responsabilità, se non altro etica, da parte nostra. Credo si possa equiparare a quanto diciamo ai nostri clienti in merito alla scelta di un fornitore per un appalto. Se si sceglie solo per l’offerta economica e non si esegue una verifica tecnico professionale…anche il committente se ne assume responsabilità. E allora perché lo stesso principio non può essere esteso a noi?

Ti ringraziamo per il commento. La differenza, in fondo, la facciamo noi formatori

Per molto tempo c’è stata una totale deregolamentazione. A nostro avviso dal 2011 in poi (anno di pubblicazione del primo accordo sulla formazione per lavoratori, dirigenti, preposti ed RSPP datori di lavoro), per iterazioni successive vari interventi a carattere normatrici si sono posti l’obiettivo di porre dei limiti alla formazione fatta male. Qualcosa ha funzionato, ma c’è ancora da fare.

Grazie mille!

Non sono d'accordo. La carta rappresenta l'attività svolta. Senza chiamiamola carta o documento o pezza giustificativa è come se non avessi svolto il mio compito. Non generalizziamo

Grazie per la segnalazione! Lo faremo presente all’editore. Restiamo a tua disposizione per ogni altro confronto e per sapere cosa ne pensi